Rosella Postorino con ‘Le assaggiatrici’, edito da Feltrinelli, ha stravinto la 56esima edizione del Premio Campiello. La scrittrice ha totalizzato 167 voti sui 278 arrivati dalla giuria popolare dei ‘Trecento Lettori Anonimi’.

Originaria della Calabria ma cresciuta a San Lorenzo al Mare, in provincia di Imperia, Rosella Postorino si è aggiudicata ieri sera il prestigioso premio letterario, uno dei più importanti riconoscimenti letterari del nostro Paese.

La descrizione del libro:
“Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame.” Fino a dove è lecito spingersi per sopravvivere? A cosa affidarsi, a chi, se il boccone che ti nutre potrebbe ucciderti, se colui che ha deciso di sacrificarti ti sta nello stesso tempo salvando?
La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l’autunno del ’43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: “Mangiate”, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato.
Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti – come una sorta di divinità che non compare mai – incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.
Rosella Postorino non teme di addentrarsi nell’ambiguità delle pulsioni e delle relazioni umane, per chiedersi che cosa significhi essere, e rimanere, umani. Ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto – spesso antieroico – di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi.

La serata della premiazione al Gran Teatro la Fenice di Venezia, condotta da Enrico Bertolino e Mia Ceran, è stata aperta da un intervento della presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati. Presente anche il ministro per i Beni e le attività culturali Ablerto Bonisoli.

Al secondo posto si è classificato Francesco Targhetta con ‘Le vite potenziali’ (Mondadori), che ha avuto 42 voti, e al terzo Helena Janeczek con ‘La ragazza con la Leica’ (Guanda), con 29 voti, già vincitrice del Premio Strega di quest’anno.

Al quarto Ermanno Cavazzoni con ‘La galassia dei dementi’ (La nave di Teseo), con 25 voti e all’ultimo Davide Orecchio con ‘Mio padre la rivoluzione'(Minimum Fax), con 15 voti.

La giuria dei ‘Trecento Lettori Anonimi’ era composta per il 52,2% da donne e il 47,8% di uomini.