Liguria apripista a livello nazionale nel contrasto sistematico alla pandemia da Covid-19 con il metodo di analisi ottimizzato grazie alla collaborazione fra Regione Liguria, Arpal e Università degli Studi di Genova per rilevare la presenza del Sars-CoV-2 nei reflui fognari e adottato in tutto il Paese, dopo la validazione dell’Istituto Superiore di Sanità.
“Nell’ambito del progetto europeo e italiano che prevede questo tipo di monitoraggio – afferma il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – la Liguria è riuscita ad affinare il metodo migliore, validato dall’Istituto Superiore di Sanità e adottato a livello nazionale. Sono orgoglioso di questo risultato. Il sistema consente di rilevare l’andamento territoriale del contagio con 14 giorni di anticipo rispetto al tracciamento tradizionale, effettuato con l’uso dei tamponi, e rappresenta quindi uno straordinario strumento per assumere decisioni tempestive e mirate, soprattutto in questo momento di riapertura progressiva del Paese. In questo modo possiamo tenere sotto controllo l’andamento della pandemia anche in aree molto piccole come le località turistiche: un aspetto importante in vista della stagione estiva. Il metodo è infatti in grado di rilevare la diffusione del Covid sulla popolazione, asintomatici compresi, anche di un piccolo centro abitato o di un quartiere, restituendo informazioni utili – conclude – ad esempio per prevenire di circa due settimane un picco epidemico laddove non si registrino ancora dati significativi sui ricoveri ospedalieri”.
Regione Liguria ha investito quasi mezzo milione di euro in due anni per potenziare il sistema di monitoraggio e controllo della virologia ambientale: Università di Genova e Arpal hanno unito le competenze, perfezionando un nuovo metodo analitico ormai riconosciuto a livello internazionale e creando una nuova linea analitica nel laboratorio dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure.
“Il ruolo del nostro Ateneo – afferma il Rettore Federico Delfino – è non solo formare le giovani generazioni ma anche sviluppare attività di ricerca applicata che oggi, in diversi settori dell’Ateneo, è focalizzata sul contrasto al Covid-19. Questo risultato decisamente importante è frutto della proficua collaborazione tra Regione e Università, tra Enti che sviluppano attività di ricerca come Arpal e i nostri dipartimenti e mette insieme sinergie che provengono da diversi ambiti di sapere del nostro Ateneo generalista. È un bel risultato per la nostra Università”.
All’interno del progetto dell’Istituto Superiore di Sanità ‘Sari – Sorveglianza ambientale di Sars-CoV-2 attraverso i reflui urbani in Italia: indicazioni sull’andamento epidemico e allerta precoce’ era stato proposto un metodo analitico che i tecnici liguri Arpal e Università di Genova, insieme ad altre realtà come Bolzano e Valle d’Aosta, hanno contribuito a rendere funzionale anche per depuratori di medie/piccole dimensioni, come quelli liguri.
“Rispetto ad altri metodi con una tempistica molto più lunga di rilevazione e analisi, questa versione ottimizzata ‘made in Liguria’ riconosciuta dall’Iss – spiega il direttore generale di Arpal Carlo Emanuele Pepe – è adesso utilizzata come metodo ufficiale in tutta Italia e soddisfa la richiesta della Commissione Europea relativa alla sorveglianza sistematica del Sars-CoV-2 e delle sue varianti nelle acque reflue. In sostanza, abbiamo garantito una migliore efficacia ed efficienza della rilevazione, con risultati delle analisi su campioni freschi entro 24-48 ore dal prelievo. Questo metodo è già utilizzato a Genova e nei tre capoluoghi di provincia oltre che nei comuni sopra i 10mila abitanti. Complessivamente in Liguria vengono monitorati ad oggi 27 depuratori”.
In parallelo, nell’arco di pochi mesi, Arpal ha provveduto ad allestire e rendere operativa una nuova linea analitica nella sede centrale: attrezzatura di ultima generazione per l’estrazione del materiale genico/virale, supercentrifughe refrigerate e due differenti PCR (macchine per la reazione a catena della polimerasi, una tecnica di biologia molecolare utilizzata per individuare le tipologie virali analizzate) permettono ora di analizzare in autonomia campioni ambientali, prelevati sia nelle acque reflue, sia su altre superfici o matrici. –