Siamo in valle Argentina e parliamo ancora una volta di conseguenze dell’alluvione che ha colpito il Ponente ligure, la Francia e il Piemonte nei giorni 2 e 3 ottobre. Siamo nella regione Meosü, territorio del comune di Taggia confinante con Badalucco. Qui, nella notte della tempesta, il torrente ha completamente distrutto il ponte che collegava la zona al resto della valle, l’unico accesso disponibile.
Sono passati ben sette mesi e la situazione che ci si presenta è ancora molto grave: una carrucola unisce le due sponde dove prima sorgeva il ponte e, poco più a destra, un guado precario è il solo modo di raggiungere l’altra parte del fiume. Una trentina di persone usufruiscono dell’area, tra residenti, turisti e soprattutto aziende agricole che da ottobre versano in grave disagio. Alcune macchine sostano immobili dal giorno dell’alluvione, e i proprietari hanno dovuto munirsi di nuovi mezzi in attesa di poter recuperare i vecchi.
Il guado conduce ad un sassoso sentiero che passa nel greto del fiume per poi risalire su una via privata che riconduce alla strada vera e propria: qui siamo attorniati da vigne, ulivi, verde ornamentale e bellissime fasce soleggiate che attendono ancora che qualcosa si smuova.
Per il piano di bacino l’ipotesi ponte presenta una spesa troppo alta, atta alla costruzione di un passaggio molto più alto per prevenire nuove piene, un ponte definito “alla Brooklyn”. Al suo posto si è optato per una strada che discenda per 500 metri dalla vicina strada di località Fraitusa, una soluzione “teoricamente” più fattibile e rapida.
Il sindaco di Taggia e quello di Badalucco hanno destinato al lavoro le cifre giunte tramite la Protezione Civile regionale per le somme urgenze, some che ricordiamo ad oggi coprono solo il 25% delle richieste, e il progetto del tracciato dovrebbe essere consegnato al comune entro il fine settimana.
Seppur a rilento sembra che la situazione si stia per smuovere, ma occorre agire in fretta: parliamo di ben sette mesi di isolamento, qualcosa che è difficilmente immaginabile ed una situazione di precarietà che non può e non dev’essere la norma per nessun abitante del nostro bell’entroterra.
Nel videoservizio di Riviera Time le immagini della situazione e l’intervista a Paola Giuliano che qui mantiene la sua bellissima proprietà in ordine nonostante le difficoltà.
Un ringraziamento a tutti gli abitanti di Meosü e un augurio di poter tornare comodamente a casa.