Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota stampa del gruppo consiliare del Partito Democratico di Imperia.
“La vicenda dell’imposta di soggiorno rappresenta in modo perfetto il “metodo Scajola”: un’amministrazione che dispiega un’ingente forza comunicativa per diffondere la suggestiva narrazione della politica del “fare”, ma nel concreto è sorda ad ogni dialogo e lontanissima dalla realtà in cui vivono i cittadini.
L’imposta di soggiorno è stata introdotta in Liguria nel 2019 e il Comune di Imperia ha applicato da subito la tariffa più alta di tutta la Riviera ed è per di più l’unico Comune in cui l’imposta si paga con la stessa tariffa per tutto l’anno. La recente modifica del Regolamento riesce a peggiorare la situazione, portando il periodo di imposizione del tributo da 5 giorni a 15 giorni di permanenza, come ad esempio Sanremo che però, benché più blasonata dal punto di vista turistico, è meno cara e concede esenzioni in bassa stagione.
L’amministrazione non ha ascoltato le nostre proposte, non si è fermata nemmeno di fronte alla palese illegittimità della delibera – approvata in tutta fretta senza neppure rendere disponibile ai consiglieri la documentazione completa – ma soprattutto non ha ascoltato le associazioni di categoria che vivono sulla propria pelle le incongruenze di tali scelte.
Come gruppo PD siamo favorevoli ad un’applicazione ragionevole della tassa di soggiorno per finanziare la promozione territoriale, ma assolutamente contrari a questa gabella cieca ed a senso unico. Un’imposta di soggiorno così pesante penalizzerà gli operatori turistici, specie nei periodi di minor afflusso, rispetto alle località vicine: per fare un esempio concreto una famiglia di 4 persone che soggiorna a Imperia per due settimane in un albergo a 3 stelle paga 120 euro di imposta in qualunque periodo dell’anno, mentre a Diano Marina ne pagherebbe 28 in estate e assolutamente nulla tra ottobre e marzo.
Con pochi correttivi e un impatto limitato in termini di gettito si potrebbero ridurre gli effetti distorsivi e gli adempimenti burocratici a carico degli operatori.
Chiediamo che siano applicate le disposizioni della Regione che, giustamente, chiede di promuovere accordi tra i Comuni della stessa area, adottando aliquote e criteri uniformi.
Inoltre il 60% dei ricavi generati dalla tassa di soggiorno deve essere concordato con le associazioni di categoria più rappresentative delle strutture ricettive attraverso un apposito Tavolo del Turismo.
Abbiamo chiesto all’amministrazione di sapere se almeno questa regola sia stata rispettata e ribadiamo le nostre richieste in linea con quelle delle associazioni di categoria:
– rimandare qualunque modifica alla prossima stagione per evitare cambi di regole in corsa con le prenotazioni già effettuate, allineando il tributo alle località vicine;
– calibrare la tassa su base stagionale con esenzioni e riduzioni nei periodi di bassa stagione;
– semplificare la burocrazia consentendo versamenti trimestrali (e non più mensili) per i piccoli operatori.
L’amministrazione deve riconsiderare le proprie scelte e con l’occasione sanare l’illegittimità della delibera appena adottata; in caso contrario saremo noi a portare il tema in aula e al confronto pubblico con un’apposita mozione, sperando in un atteggiamento più ragionevole che porti a soluzioni più aderenti alle aspettative degli operatori del settore”.