Sinistra in Comune e Sinistra Italiana intervengono sulla vicenda della privatizzazione dell’Isah e sui lavori pubblici nella città di Imperia:
Interveniamo su alcune vicende imperiesi, Isah e lavori pubblici, apparentemente distanti tra di loro ma che hanno in comune protagonisti e modalità con cui sono state gestite.
La recente inaugurazione dei nuovi uffici comunali nella vecchia sede Apt di viale Matteotti, con lo sfoggio dell’adiacente giardinetto meticolosamente ripulito e ripiantumato, è stata un’efficace metafora dell’approccio autoreferenziale del micro sistema di potere rimessosi in piedi con l’elezione a sindaco di Scajola. Per l’amministrazione comunale imperiese l’idea di recupero e rilancio della città passa prima di tutto attraverso il rinnovo dei luoghi simbolo del potere e molto meno degli spazi pubblici frequentati dai cittadini.
Il recupero del giardino ornamentale che allieterà la vista degli assessori ospitati nei nuovi uffici, finemente arredati, stride con lo stato di abbandono del verde pubblico cittadino per il quale non si trovano invece fondi da destinare alla manutenzione ordinaria.
La rapidità e la puntualità con cui sono stati realizzati i lavori di ristrutturazione di quello stabile fa a cazzotti con i ritardi relativi a quelli della piscina e del teatro comunale, che rischiano di essere ancora per lungo tempo non utilizzabili. La dimensione delle risorse destinate al rifacimento dei servizi igienici dello stabile comunale grida vendetta se si guarda allo stato di quelli delle scuole o all’assenza di quelli pubblici in città. L’inutile imponenza della rampa di accesso al comune (che sembra una riproduzione mignon di quella di Monmartre a Parigi) più che una soluzione sembra essere un insulto alle esigenze di abbattimento delle tante barriere architettoniche ancora presenti in città. Il meticoloso lavoro di restyling e la cura della pulizia e dell’ordine che si coglie percorrendo i corridoi del comune, mal si conciliano col disordine e la sporcizia che con il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti regnano in città.
Gli investimenti immobiliari della giunta Scajola, volti garantire una “consona” collocazione al proprio personale politico, cozzano con la svendita di Villa Carpeneto, uno degli ultimi pezzi pregiati del patrimonio immobiliare del comune utilizzabili ad uso pubblico.
In sintesi pare che l’amministrazione Scajola viva rinchiusa dentro le stanze (o meglio stanzini) del potere (opportunamente messe a lustro) e ostenti un presunto rilancio della città attraverso la propria autocelebrazione.
Ultima bruttissima vicenda dell’ab-uso del potere a danno degli interessi della collettività è quella dell’Isah, che coinvolge la nostra città con il silente quanto decisivo contributo del sindaco Scajola, il quale non ha voluto mettere in discussione l’operato del presidente e suo fedelissimo Pugi.
L’audizione del presidente Pugi presso la commissione sanità del Consiglio regionale si è conclusa senza un esito positivo se non per quando riguarda i tempi per la ricollocazione del personale che ha chiesto la mobilità. Agli ultimi dipendenti Isah rimasti in quella terribile e svilente condizione di limbo, dopo alcune ricollocazioni andate a buon fine e diversi licenziamenti volontari, è stato concesso un termine di “ben” 15 giorni per essere ricollocati. Tempo forse appena sufficiente per consentire loro di trovare un ente pubblico disposto ad offrire una mansione che, con ogni probabilità, nulla ha a che vedere con la professionalità e l’esperienza maturata in Isah. Insomma, purchè si vada avanti rapidamente con la privatizzazione, ora al presidente di Isah va bene “toglierseli dai piedi”, perchè differentemente rispetto a quanto affermato sino a pochi giorni fa, ora le professionalità di quei lavoratori non sono più così indispensabili per la funzionalità dell’ente.
Nessuna risposta credibile è stata fornita da Pugi alle insistenti richieste dei consiglieri regionali che chiedevano ragione della scelta e delle modalità di gestione della privatizzazione di un ente in salute e delle pesanti conseguenze negative che ne sono derivate.
Senza risposta sono rimasti due quesiti fondamentali, ovvero perchè privatizzare un ente “sano” e perchè farlo con tanta fretta e ostinazione.
Per provare a dare una spiegazione si può guardare al fatto che l’attuale Cda di Isah è in scadenza a fine 2019, che con la trasformazione l’attuale consiglio potrà nominare quasi la metà del nuovo consiglio della fondazione, che il nuovo consiglio della fondazione potrà auto-attribuirsi un compenso, che con la fondazione si potranno assumere i dipendenti con procedure più “snelle” e con risparmi importanti rispetto al passato. Tanti “buoni” motivi che rispondono oggettivamente alle esigenze e agli interessi di chi amministra l’ente, decisamente meno a chi ci lavora e soprattutto alle famiglie degli utenti.
Solo chi valuta la cosa occupando l’ambìto e prestigioso ruolo di componente del consiglio di una ricca fondazione può pensare che rimpiazzare di fretta e furia la metà del personale più qualificato con personale retribuito meno degli altri, non comporti effetti negativi sulla qualità dei servizi. Alla faccia dell’insopportabile retorica sulla vicinanza alle famiglie degli utenti, che il presidente Pugi ci ha propinato per difendersi dalle critiche.
La storia futura dell’Isah, in netto contrasto con il suo glorioso passato, sarà quella di un ente piegato agli interessi di chi lo amministra, che nasce da un’operazione insensata e benedetta da una parte della politica che guarda più a se stessa che ai bisogni della società.
A conferma di questa amara lettura, immaginiamo che gli artefici di questo “brillante” progetto verranno ricompensati per la “vittoria” ottenuta contro le resistenze dei lavoratori e di quanti hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica una vicenda che si era tentato di tenere sotto silenzio.
Proprio per questo motivo torneremo a raccontare, perchè sia evidente a tutti, l’esito finale della privatizzazione di Isah salvo improbabili, quanto augurabili, sorprese.