“Comprendo il diritto di critica politica: è il sale della democrazia e della civiltà. Io per primo amo il confronto di idee. Ma il confronto deve sempre partire dalla verità dei fatti. Poi, solo poi, ci si può divedere su opinioni, cause e conseguenze”, così esordisce il presidente della Provincia e commissario dell’Ato idrico, Claudio Scajola, a seguito della nota stampa inviata ai giornali da parte del consigliere di minoranza a Imperia, Ivan Bracco, sui disservizi idrici.
“Inviare note stampa piene di falsità ai giornali, oltre ad offendere la mia persona, genera soltanto disinformazione e non aiuta a risolvere i problemi. Che dovrebbe essere l’obiettivo di chi amministra”, continua Scajola. “È ancora più grave divulgare false informazioni in una fase di emergenza come quella che stiamo vivendo e dalla quale stiamo uscendo, con fatica, grazie agli investimenti finalmente in corso di realizzazione sulla rete idrica. Per questo motivo, l’ennesimo ingiustificato attacco privo di sostanza da parte di Bracco e del suo movimento lascia amareggiati. Nessuno ne sentiva il bisogno, né se ne coglie l’utilità”.
“Potrei elencare tutte le inesattezze, falsità e grossolani errori presenti in quella nota. Ne cito uno per tutti, che la dice lunga sul livello toccato da questa parte di opposizione. Dichiarano che il sottoscritto incasserebbe 97.437,67 euro l’anno dalla Provincia di Imperia per la funzione di Commissario. È falso!”, specifica Scajola. “Come sanno tutti coloro che sono in buona fede, io non percepisco neppure un centesimo né per il ruolo di presidente della Provincia né per quello di commissario dell’ATO Idrico. Non solo, ma la struttura commissariale (composta da più tecnici che lavorano esclusivamente sul tema idrico) costa oggi molto meno rispetto al periodo precedente alla mia nomina”.
“Per queste bugie, se fossi come loro, sarei già dovuto andare a denunciarli (come qualcuno mi ha suggerito di fare). Ma mi hanno insegnato da piccolo che le battaglie politiche si combattono mettendoci la faccia e non nascondendosi dietro la toga di un giudice”, conclude.