“Giordano, Bosca, Natta…” sono uomini che diventano formazioni ed infine si trasformano in componimenti poetici. Come “Sarti, Burgnich, Facchetti…” o “Zoff, Gentile, Cabrini…” raccontati con la nostalgica cantilena di chi ha vissuto quegli anni che non torneranno e che arrivato al numero 11, dopo aver citato l’allenatore sospira “Squadre così non ce ne saranno più.”
Dal Cremlino alla Foce, cominciare i versi con “Iannicelli, De Maria, Sassu, Benedetto…” vale un passo delle sacre scritture, pur rimanendo tra le pagine logore del profano vangelo pallonaro. Basta guardare l’ espressione di chi rimane indifferente a certe nomi, per capire se sia locale o meno. Anche chi non ha vissuto quelle partite, quei campionati – come lo scrivente – nutre un profondo rispetto ed orgoglio per quegli eroi del pallone. Nato dai racconti quasi mitologici di padri, nonni e zii.
Chi pensa che sia soltanto una foto in bianco e nero, anche un po’ sgranata, non immagina che dietro quella Imperia del 1970-71 ci fosse molto di più: c’era una città che fremeva (non solo per lo sport), uno stadio ‘Ciccione’ – da poco rimesso a nuovo – che ribolliva e che vide anche il Genoa impattare sullo 0-0 davanti ad un muro di tifosi (si parla di seimila persone ma probabilmente anche qualcosa in più). Volendo ridare voce a questo spirito – che pervade tutto lo Stivale – nasce la pagina Facebook ‘Il Nobile Calcio‘ che oggi conta quasi 125.000 followers e che nei giorni scorsi ha postato l’immagine dell’Imperia più gloriosa di tutte.
Storie, ricordi, fili del destino che si sfilacciano e si rintrecciano. Il mondo pallonaro, in questi giorni, ha pianto la scomparsa del mitico Carlo Mazzone, record-man di panchine in Serie A. Aveva cominciato la carriera da allenatore nell’Ascoli che, nella stagione sopracitata, venne in trasferta proprio nel ponente ligure: così gli Ultras Imperia hanno ricordato quella apparizione al ‘Ciccione’. Sor Carletto amato da tutte le tifoserie d’Italia per la sua genuinità, sopra ogni cosa.
Per un tifoso non c’è sentimento più indissolubile della fede per la propria squadra. Un legame che si rafforza con i ricordi ‘da bambino‘: le prime volte allo stadio, la radiolina attaccata all’orecchio ascoltando ‘Tutto il calcio minuto per minuto’, l’odore dell’erba appena tagliata e curata da Arquà. Si trasforma tutto in poesia come ha fatto recentemente il signor Ermanno, sotto ad un nostro post inerente alle attuali condizioni dello stadio imperiese (ed ai lavori futuri):
“Oh il campo dell’Imperia! Per me fortissima emozione,di piu”:direi amore.Da piccolo stavo dai nonni in salita Garmella e le domeniche pomeriggio,gia’ magiche di per se’ stesse o per un gelato che certe volte mi portava mio nonno erano ancora piu’ fantastiche perche’ scandite dal boato dei gol dell’Imperia che arrivava fin li’.L’amore per mio padre,i suoi racconti:Ugo Amoretti,Van.Zadt,Carlotto,Vignolini,Cacota.Poi la prima partita vista: nel prato,tutte pietre e altre cose, mio padre prese un vasetto,lo giro’ e mi generazione sedere.Estasiato.Poi,i fratelli Ranzini,Oddone,Giordano,Bosca.E: Badino,Calzolari,Rossi.E: Jannicelli,De Maria,Sassu:una magia.Le tribune di legno,gli spogliatoi sotto la bandiera del corner erano piccoli ma li’ si sono cambiati dei grandi uomini che hanno fatto la storia.Una volta andai a vederlo e chiesi ad Arqua’,al signor Arqua’,se potevo entrare.Lui mi punto’ il dito contro:”si’,ma togliti le scarpe”.E le amichevoli col Torino,perche’ c’ era un motivo per farle.Oh,il campo dell’Imperia!“
Guai a dire che è soltanto un gioco.