Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota stampa di Cristian Quesada, segretario provinciale del Partito Democratico.
“Nella seduta del consiglio provinciale del 31 agosto il presidente Scajola, nel commentare la grave crisi idrica, non ha mancato di rimarcare la delicata situazione economico finanziaria di Rivieracqua.
È un tema che ritorna tutte le volte che si parla della situazione idrica della provincia sulla quale Scajola sembra smarcarsi dai destini della società di gestione.
Smarcarsi per il presidente della Provincia è impossibile anche perché vale la pena ricordare ancora una volta che la società è stata creata nel 2012 dall’allora amministrazione provinciale di centrodestra guidata da Luigi Sappa e che le vicende successive alla sua costituzione non sono certo da annoverarsi ad esempio di buona amministrazione.
In tale contesto si inseriva la fragilità di una società che non disponeva di capitalizzazione sufficiente perché le società esercenti l’acqua pubblica (in primis Amat che era stata ceduta ai privati per il 49% del capitale sociale nei primi anni duemila) non avevano aderito al progetto.
Parrebbe ora che Scajola voglia scaricare la società pubblica per dare spazio ai privati: nella seduta del Consiglio ha dichiarato che il Piano Economico Finanziario presentato dalla società non è sostenibile oltre a paventare altre informazioni negative su cui si è riservato. Ha annunciato infine un ulteriore consiglio straordinario da dedicare ad una analisi approfondita della situazione.
Il Pd provinciale esprime forte preoccupazione per quanto dichiarato (e non) dal presidente Scajola.
Oltre alla difesa del principio dell’acqua che deve restare pubblica, si esprimono riserve sulle affermazioni di carattere economico/finanziario relative alla società: il Pef contestato deve essere reso pubblico in modo che tutti gli amministratori pubblici ne abbiano contezza e possano fare le loro valutazioni. Rivieracqua assumendo la gestione delle acque su tutto il territorio provinciale e con la determinazione della tariffa unica realizza le condizioni affinché i ricavi (stimati in almeno 40 milioni annui) superino abbondantemente i costi di gestione.
Restano i problemi legati alla liquidità necessaria per far fronte al debito pregresso ma sul punto deve sopperire la procedura negoziata di composizione della crisi.
Aldilà delle considerazioni finanziarie restiamo francamente sbalorditi di fronte a ipotesi di liquidazione (leggasi fallimento) di Rivieracqua: chi distribuisce l’acqua il giorno dopo? Perché il problema vero resta quello dell’acqua che deve sgorgare dai rubinetti”.