Permettete una domanda: secondo voi chi è, tra l’ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando e l’ex sindaco di Genova, ex presidente Regione Liguria, ex deputato Claudio Burlando il vero padrino dell’attuale vicesindaco di Sanremo Fulvio Fellegara, funzionario ligure, segretario provinciale imperiese Cgil e Camera del Lavoro, stratega e vincitore morale, con civici e liste di sinistra, delle elezioni comunali di Sanremo che hanno incoronato nuovo sindaco l’avvocato Alessandro Mager (indipendenti più civici)?
Chi ci capisce cosa accadrà dopo l’arresto e le dimissioni di Giovanni Toti, coinvolto in un’inchiesta su corruzione che ha terremotato lo shipping, l’economia, il lavoro, il futuro non solo del mondo del porto di Genova anticipando la fine della legislatura, lo scioglimento della giunta, del Consiglio regionale è bravo. La Liguria, com’è noto, tornerà al voto prossimamente, ad ottobre, domenica 27 (dalle 7 alle 23) e lunedì 28 (dalle 7 alle 15), come deciso dal presidente della Corte d’Appello di Genova, dottoressa Elisabetta Vidali, dopo l’incontro e l’intesa trovata nei giorni scorsi con il facente funzioni della Regione, il presidente Alessandro Piana (Lega).
Fellegara? Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, come il “Figaro” del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini: “bravo, bravissimo, fortunatissimo”. Ad oggi una carta vincente. Tutto chiaro in politica, nella “res publica”, tra chi ha vinto e chi ha perso? Verità, sospetti, alleanze, bisticci, fantasie, depistaggi, malumori sono all’ordine del giorno. Non si sa a chi credere, a che santo rivolgersi, a chi domandare lumi. Intelligenze, filosofi, gente capace, di buon senso, con esperienze pubblico-amministrative vere, professionisti disponibili a fare qualcosa simile al volontariato per la collettività scarseggiano. Come dar loro torto. In attesa di eroi, senza scomodare mostri sacri come Beethoven, Bach, Verdi, Puccini di cui proprio quest’anno si celebrano 100 anni della sua scomparsa, volando in atmosfere più vicino a noi potrebbero essere d’aiuto il Festival e molte canzoni nate prima al Casinò e poi all’Ariston di Sanremo che hanno conquistato il mondo. Volare, Modugno, su tutte e su tutti, ma anche “Che confusione”, canzone dei Ricchi e Poveri presentata al Festival del 1981, arrivata quinta. Ricordate? “Che confusione / sarà perché ti amo / è un’emozione che cresce / piano piano / se cade il mondo allora ci spostiamo / ma dopo tutto che c’è di strano / È una canzone, sarà perché ti amo /…”
La politica, è un po’ Sanremo, il Festival. Una competizione, sfida tra cantanti, caccia ai voti, chi vince e chi perde, chi gioca pulito e chi no. “Che confusione” e soprattutto “se cade il mondo allora ci spostiamo”. La cosa essenziale è vincere. Un’occasione d’oro, guai perdere quel treno, quel mitico Orient Express che può cambiare la vita di ogni giorno. Un miraggio, forse, ma perché non giocarselo, non tentare, agendo il più possibilmente pulito. Su più tavoli? Perché no? Se si guarda all’Italia, a come si vive, chi governa, nelle città grandi, nei comuni piccoli, nelle frazioni, in riva al mare o in montagna certamente c’è da arrossire, tantissimo da cambiare. Le elezioni, la lunga campagna elettorale di Sanremo, soprattutto tre candidati, il sindaco eletto Mager, il suo rivale più accreditato, l’ingegnere Gianni Rolando, candidato dall’intero centro destra con a capo il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed il senatore locale Gianni Berrino, il nuovo nome della sinistra, Fulvio Fellegara, avevano acceso speranze tra i sanremesi anche se al voto si è presentato in sostanza solo il 50% degli aventi diritto. L’ex segretario provinciale Cgil e Camera del Lavoro di Imperia aveva fatto breccia soprattutto tra i giovani. Visto che andava forte sia Mager che Rolando hanno iniziato trattative, Fellegara aveva tenuto entrambi gli avversari sempre sul filo. Poi è arrivato il ballottaggio e con lui si sono mossi nomi importanti, su tutti appunto l’ex ministro del Lavoro, Orlando, grande elettore del segretario del Pd, Elly Schlein, e l’ex sindaco, deputato e presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, più vicino al parlamentare europeo e presidente nazionale del Pd, Stefano Bonaccini. Fellegara avrebbe incontrato e dialogato con entrambi. Questo è certo. Quello che ancora non si sa è chi lo ha convinto di più.
Chi è o sarà il suo padrino? Fellegara se dovesse scegliere tra Schlein o Bonaccini voterà regina o cavaliere? La domanda non è sciocca soprattutto dopo che si è saputo di un incontro di Fulvio con Claudio, durante il ballottaggio elettorale sanremese, in quel di Torriglia, località amena del genovesato. Dove? Dove di solito si stringono mani, si parla di presente e di futuro, di politica, di cose da fare e non fare, di visioni e progetti: l’incontro è avvenuto a tavola, al ristorante davanti a piatti tipici della regione: “Ostaia da Beccassa”, località Ponte Trebbia, chiuso il lunedì. Insomma il Pd in Riviera scalda i motori, Fellegara ha dato la sua disponibilità a candidarsi alle regionali “se il partito chiama”. Chissà cosa pensano gli elettori che gli hanno dato il voto per cambiare Sanremo. Approveranno o andranno ad ingrossare ulteriormente il numero di chi non va più a votare?
Ad Imperia i partiti sono in fibrillazione. Movimenti ci sarebbero anche nella Lega. L’onorevole Rixi avrebbe puntato gli occhi sul sindaco di Vallecrosia, Armando Biasi, e si parla anche di una sua probabile candidatura alle regionali. Lo sponsorizzerebbe pure il sindaco di Ventimiglia, Flavio Di Muro. Certamente non una bella notizia per due candidati già in pista, Sonia Viale, braccio destro dell’ex ministro dell’interno Maroni (Lega) e Alessandro Piana, presidente facente funzioni di Regione Liguria (Lega). Acque agitate anche negli altri partiti, tutti temono di poter perdere quello che hanno. Loro ed i sindaci che li hanno supportati e sino ieri impegnati a tracciare nuovi percorsi, nuovi traguardi, promozioni e successi. Chi non si scompone, anzi chi lo conosce bene dice che non è mai stato così rilassato è il pluriministro Claudio Scajola. Ad Imperia, e non solo, infatti da decenni si dice, a torto o a ragione: “Qui non muove foglia che U Ministru non voglia”.