Sarà Ferruccio Sansa. Tra accordi giallo-rossi, proroghe di 10 giorni in 10 giorni, emergenza covid-19 e soprattutto dinamiche ‘romane’ a spuntarla sarà proprio il giornalista. Non Aristide Massardo, non Paolo Comanducci, non Annamaria Furlan.
Sì Ferruccio Sansa che, in passato, non ha mai alzato la penna criticando, anche aspramente, i dem. Il 20 febbraio 2017 dichiarava a La7: “Il Pd stava su solo perché il collante era il potere, ha occupato tutte le poltrone e non si è sentita una briciola di programma“. Più recentemente, il 18 marzo 2019 diceva, sempre a un programma di La7: “Il Pd di Zingaretti è un ritorno all’epoca pre Renzi, guarda più indietro che avanti“.
Ieri sera le urne ufficiali con voto online. Spaccatura totale nel partito. Dalla nostra provincia 5 i voti di astensione sui 7 disponibili. A spingere per la firma de Il Fatto Quotidiano Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, ma soprattutto dinamiche romane come sopradetto. Dinamiche sotto le quali si celerebbero i volti di Roberta Pinotti e Andrea Orlando che parrebbero pronti per un possibile rimpasto tra i ministri del governo Conte.
L’ufficialità non c’è ancora. L’ultima Bandiera, per una larga fetta democratica, è nell’omonimo Paolo, nella vita privata avvocato e direttore degli affari generali di Aism. Un tentativo estremo verrà fatto questa sera. Due le ipotesi sul tavolo: o l’unanimità su Bandiera, difficile da ipotizzare, o una spaccatura netta con Sansa candidato che spianerebbe la strada anzi l’autostrada, per rimanere sul tema del momento, al bis di Giovanni Toti.