Coltivazione e commercializzazione della canapa: il Consiglio superiore della Sanità, su richiesta del Ministero della Salute afferma la necessità di stoppare le vendite dei prodotti a base di cannabis «light», cioè con il principio attivo Thc inferiore ai limiti di legge.
“È un’inversione di rotta che rischia di mettere in crisi un settore agricolo 100% Made in Italy in forte espansione.”
È quanto afferma Coldiretti Liguria, sottolineando che sono più di mille in tutta Italia le aziende che ormai si dedicano alla coltivazione della pianta, e che hanno fatto passare, negli ultimi cinque anni, i terreni ad essa destinati dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018, per un potenziale giro d’affari stimato sui 40 milioni di euro.
Anche in Liguria sono numerose le aziende che si sono date alla coltivazione della canapa, pianta dai numerosi utilizzi, anche innovativi, tra cui eco-mattoni isolanti, olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a pasta, biscotti e cosmetici. I prodotti a base di cannabis light con dose di Thc contenuta sotto il 0,2%, possono essere venduti in Italia, in base alla legge 242 del 2016, entrata in vigore il 14 gennaio 2017. Al momento risulta consentita solo la coltivazione delle varietà ammesse, l’uso industriale della biomassa, nonché la produzione per scopo ornamentale, mentre per la destinazione alimentare possono essere commercializzati oltre ai semi anche le altre componenti vegetali nel rispetto della disciplina di settore. Tuttavia oggi quest’ultimo aspetto sembra essere messo fortemente in discussione.
“La Canapa – affermano il Presidente di Coldiretti Imperia, Gianluca Boeri e il delegato confederale Bruno Rivarossa – è una pianta che si adatta bene al clima della nostra Regione e non necessità di molto terreno per avere rese significative. È per questo che le aziende della Liguria hanno trovato nel nuovo commercio Made in Italy un possibile punto di svolta per le loro aziende. Alimenti, fibre, materiali per l’edilizia e cannabis light a basso contenuto di Thc sembravano tutti impieghi consentiti a norma di legge per questa nuova filiera che sta spopolando in Italia. È per questo che occorre fare chiarezza il prima possibile per non mandare in crisi un intero comparto del settore agricolo moderno. Le ragioni di chiarezza sono d’altra parte imposte dal richiamato successo che i prodotti a base di canapa hanno sul mercato europeo e dove molti Stati, tra cui la Germania, hanno già legiferato in modo dettagliato fissando il limite di sicurezza per il THC negli alimenti, sicché in base alla libera circolazione sarebbe penalizzante per gli operatori nazionali veder circolare prodotti ottenuti in altri paesi mentre in Italia valgono norme più restrittive. Vietare la vendita anche di quella prodotta nel nostro Paese rischia di escluderci da un commercio e da una nuova filiera che, se regolamentata a dovere, gioverebbe alla nostra economia”