“I love shopping”

Vi siete mai chiesti da dove derivi l’innato bisogno di fare shopping? Sin dagli anni 20 del 1900 l’economia globale si basa sul consumismo (fondato sul principio per il quale l’appagamento di un bisogno stimoli il sorgere di uno nuovo), essa affina le sue armi giorno dopo giorno fino ad arrivare all’odierna obsolescenza pianificata. Si tratta di un meccanismo studiato accuratamente affinché gli oggetti acquistati abbiano una durata assai ridotta rispetto ai primi modelli dello stesso prodotto.

Per garantire che ciò accada vengono volutamente introdotti dei difetti nei prodotti. Per esempio le prime lavatrici venivano utilizzate, nonostante la loro semplicità e la loro scarsa modernità, quotidianamente addirittura per 15 anni mentre oggi sono programmate per rompersi dopo un periodo massimo di 24 mesi, circa la durata della loro garanzia.

L’obsolescenza simbolica o progressiva è parte integrante di questo circolo vizioso. Si tratta infatti del declassamento prematuro di un certo bene grazie alla moda e alla pubblicità.

I mezzi di informazione di massa incitano la popolazione al consumo ossessivo proponendo, tramite le pubblicità, nuove versioni di uno stesso oggetto il più spesso possibile. Questo avviene soprattutto nel mondo della moda e dell’abbigliamento. Ogni settimana vengono esposti nelle vetrine dei negozi più popolari i nuovi capi che invogliano i passanti ad appropriarsene, attratti soprattutto dai prezzi stracciati.

Molte persone anche se non economicamente agiate sono spinte dal sistema ad acquistare questi beni che non servono più a soddisfare bisogni reali e precisi ma il cui possesso li fa sentire al passo coi tempi. Chi non rispetta la moda, è automaticamente escluso e emarginato dal resto della società.

Gli effetti di questo circolo vizioso sono disastrosi sul singolo individuo ma soprattutto sull’ambiente, data l’immensa quantità di materiale inquinante che produce.

La maggior parte dei compratori seriali, infatti, è all’oscuro dei danni che provoca acquistando dei semplici vestiti. Bisognerebbe adottare un atteggiamento responsabile: apprezzare le proprie cose e sostituirle solo se strettamente necessario. Solo in questo modo si potrà interrompere il sistema e affermare con orgoglio di aver contribuito a fare la differenza.

 

Ufficio stampa G.D. Cassini – Costanza Carfagno, Flavia Foresti