Da qualche tempo, i delfini della specie Grampus griseus (grampi) erano uno dei “misteri” del Santuario Pelagos, la grande area protetta che si estende dalla Liguria e Costa Azzurra fino alle Bocche di Bonifacio: avvistati con una certa regolarità ad ogni estate, cinque anni fa erano di colpo apparentemente scomparsi dalla loro zona consueta nel Ponente ligure.
Ieri, la bella sorpresa per i ricercatori dell’Istituto Tethys e per i partecipanti a bordo del motorsailer “Pelagos”, che hanno avvistato un gruppo di questi delfini a circa venti miglia a sud di Sanremo.
“Erano almeno 15 animali, tra cui due giovani e un piccolo con meno di 40 giorni di vita” racconta Sabina Airoldi, responsabile del progetto Cetacean Sanctuary Research (CSR) che da oltre 30 anni svolge ricerche su un’area che copre un terzo dell’intero Santuario, con base a Portosole Sanremo. “In mare balene e delfini non sono distribuiti a caso; individuare gli habitat delle varie specie nel Santuario Pelagos e capire le ragioni di eventuali cambiamenti è da sempre tra le priorità della nostra ricerca”, aggiunge Caterina Lanfredi, vicedirettore del CSR ed esperta in uso dell’habitat da parte dei cetacei.
“In altre parole, l’improvvisa scomparsa dei grampi negli ultimi anni ha rappresentato una sorta di campanello d’allarme”. Anche per spiegare questo fenomeno, Tethys ha lanciato, nel 2018, un progetto di citizen science, “Cetacei, FAI attenzione!”, realizzato in collaborazione con la Guardia Costiera, con lo scopo di raccogliere dati sugli avvistamenti di cetacei nei nostri mari, rivolto sia a diportisti che a diverse organizzazioni.
Le segnalazioni (che anche quest’anno vengono raccolte su www.cetaceifaiattenzione.it) erano state tantissime, in tutta Italia. “Per quanto riguarda i grampi, quelli delle coste della Liguria si erano apparentemente spostati verso est, sopra il canyon del c/o Acquario Civico, Viale G.B. Gadio 2, 20121 Milano; tel. 0272001947, fax 0286995011 tethys@tethys.org; http://www.tethys.org; P.IVA 08241630154 Polcevera di fronte a Genova, come confermato anche da Whale Watch Genova e dal Consorzio Liguria Via Mare” precisa Maddalena Jahoda, responsabile della divulgazione scientifica di Tethys.
Rivedere i grampi, facilmente riconoscibili dai tipici graffi bianchi sul corpo, dopo tanto tempo è stata un’emozione per i ricercatori Tethys a bordo di “Pelagos”, la barca messa a disposizione da Flash Vela d’Altura, ma soprattutto è un dato importante per la ricerca e per la tutela dei cetacei. Infatti, una delle tante minacce che incombono sui mammiferi marini è la perdita di habitat, meno clamorosa di una collisione o della cattura in una rete, ma non meno insidiosa e purtroppo spesso legata alla presenza dell’uomo. In soldoni, gli animali non riescono più a vivere in una certa zona e sono costretti a spostarsi, con tutte le incognite che ne conseguono.
È il caso dei grampi? Il loro, nell’area di studio di Tethys, è un ritorno, ma in una zona leggermente diversa da quella consueta: non come era tipico a 4-7 miglia dalla costa, sopra la scarpata continentale (dove il fondale precipita bruscamente), ma più al largo, in area cosiddetta pelagica.
È una reazione al disturbo di origine umana? Competizione con altre specie? Oppure qualcosa sta cambiando per altri motivi? Rappresenta un rischio per gli animali? È quello che i ricercatori cercheranno ora di mettere a fuoco.
Per questo saranno importantissime le immagini di ieri; dalle foto ad altissima risoluzione, realizzate grazie alla collaborazione con Canon, si possono infatti identificare i singoli individui.
Come prima cosa, gli esperti di Tethys stabiliranno se sono gli animali conosciuti in precedenza o se invece si tratta di individui nuovi.
“Fondamentale” dice ancora Sabina Airoldi, “è stata la collaborazione con la Guardia Costiera e il networking creatosi tra Tethys e gli operatori di whale watching, gli altri enti di ricerca che operano nel Santuario, le associazioni ambientaliste e le persone che vanno per mare. Ci ha permesso di ottenere dati preziosissimi nell’interesse della salvaguardia dei cetacei dei nostri mari”.
Il progetto Cetacean Sanctuary Research è sostenuto da: Fondazione MAVA, Comune di Sanremo, Portosole Sanremo, Canon, Amer yachts, olio Carli, Biolù.