La violenta perturbazione che si è abbattuta tra il 2 e il 3 ottobre sul Ponente ligure ha creato pesanti danni anche al mondo dell’agricoltura. Campi allagati, strade crollate, olive cadute: abbiamo fatto il bilancio della drammatica situazione con il presidente regionale di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri, partendo proprio dalla Valle Argentina uno dei territori più colpiti.
“Le ingenti piogge hanno fatto si che i corsi d’acqua portassero con sé una carica di distruzione lungo il loro corso. Tutte le tubature che servivano il consorzio irriguo e che porta l’acqua alle aziende agricole della piana di Taggia sono completamente andate distrutte. Nell’alta valle le aziende più colpite sono state proprio quelle agricole, gli agriturismi e l’olivicoltura,” spiega Boeri.
Proprio riguardo questo ultimo settore in alcune zone si segnala una perdita di olive che va dal 30 al 40 per cento. A farle cadere è stato il forte vento che ha sferzato il Ponente durante la perturbazione.
“Tutto questo – spiega Boeri – arriva all’inizio di un’annata che era considerata molto buona e dopo l’annata di scarico che ha visto un raccolto di olive molto misero nel 2019. Usciti dal lockdown era una buona opportunità per le nostre imprese olivicole di rialzare la testa. Questa nuova batosta non ci voleva proprio.”
Si segnalano criticità anche nella valle Arroscia dove interi capi di bestiame sono rimasti intrappolati in altura bloccati dalle frane.
“Nella zona di Mendatica è stato necessario prelevare uno dei nostri associati con l’elicottero dei Vigili del Fuoco. Ora il suo bestiame è assistito dai veterinari dell’Asl e si sta monitorando la situazione. Ma quello che più preoccupa, trasversalmente dalla valle Arroscia alla Val Roja, è lo stato delle infrastrutture. Al di là dei danni diretti subiti dalle aziende, al momento molte campagne non sono neanche raggiungibili. Sono franate e sono state danneggiate sia le provinciali, sia le interpoderali. Un problema di difficile risoluzione. Fin da subito Coldiretti ha richiesto lo stato di calamità.”
Una situazione che, come spesso accade in queste occasioni, porta a una riflessione più profonda rispetto ai danni del momento. È sempre più chiaro che la prevenzione deve essere l’obiettivo dei prossimi anni.
“Abbiamo un territorio fragile e il contadino è il primo custode. Pensiamo solo ai muretti a secco costantemente mantenuti, alla regimazione delle acque, alla pulizia del territorio compreso quello boschivo. Occorre incentivare uno sviluppo imprenditoriale che vada a sfruttare la risorsa bosco ed entroterra. Questo per evitare ogni anno la conta dei danni e la richiesta di risarcimenti che faticano ad arrivare,” conclude Boeri.