“La memoria è sottoposta a processi fisiologici di degradazione, si corrompe, la memoria si perde. Per fortuna è bilanciata da meccanismi che portano alla dimenticanza, in modo da non farci affliggere dalla memoria dei mali che ci hanno attraversato la vita. La memoria è soggettiva, non è equivalente della storia, appartiene a ciascuno di noi e non si può sottoporre a trasfusione: possiamo proporla, ma non donarla. Dobbiamo lavorarci su e tentare di approfittarne per il bene comune, ma essa si perde. È utile, ma, come una chimica, molto instabile”.
Ultimo ospite del primo ciclo di incontri, Walter Barberis – docente di storia all’Università di Torino e Presidente della prestigiosa casa editrice Einaudi – ci presenta “Storia senza perdono“, Einaudi Editore, un libro in cui si parla del ruolo dei testimoni a proposito della Shoah: un richiamo, attraverso esperienze personali e l’orrore patito, a un momento storico che si è cercato di dimenticare, per guardare avanti, con la fretta di uscire da una contingenza dolorosa e la voglia di esserne immuni; in questo senso si coglie l’affinità con la situazione attuale. Ma il contagio più pericoloso è quello di virus che nascono in noi: primo fra tutti proprio il razzismo.
La linea di riflessione parte già da altri suoi lavori precedenti, basti solo “Il bisogno di patria”: l’idea di base è la consapevolezza che nella storia italiana esistono carenze strutturali che non ci permettono di guardare in faccia onestamente la realtà e di rimboccarci le maniche per migliorarla. Ma questo è solo un assaggio del pensiero di Barberis.
Walter Barberis
Storico italiano, docente universitario e editore. Dal 2014 è presidente della Giulio Einaudi Editore. Laureatosi a Torino con Corrado Vivanti, ha proseguito la sua formazione conseguendo il Diplôme d’Études Approfondies (D. E. A.) in Histoire et civilisation sotto la direzione di Jacques Le Goff presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (E. H. E. S. S.) di Parigi. Qui ha successivamente conseguito il dottorato sotto la direzione di Ruggiero Romano e Maurice Aymard. Professore ordinario di Storia moderna, è titolare della cattedra di Metodologia della ricerca storica presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino.