“È l’unico artista che si è espresso tra pittura, scultura, architettura, poesia, con pari grandezza e pari impegno.”
Così Vittorio Sgarbi spiega la sua scelta di portare in teatro, dopo il grande successo tributato al suo “Caravaggio” Michelangelo, il suo eccletismo, la sua geniale interpretazione del creato. Dice ancora su Famiglia Cristiana: “Per Michelangelo propongo mille riferimenti agli artisti del Novecento che, in qualche misura, derivano da lui, come Henry Moore, Alberto Giacometti, così creo collegamenti solo formali non esistenziali, non esiste infatti oggi un equivalente di Michelangelo che, tuttavia, ha anticipato molte espressioni dell’arte contemporanea.”
L’appuntamento attesissimo con il Teatro dell’Opera del Casinò è per sabato 4 e domenica 5 novembre alle ore 21.15. È ancora possibile prenotare i biglietti.
Un inizio entusiasmante per la nuova stagione teatrale della Casa da Gioco, che si snoderà con sei spettacoli, nove repliche, da novembre 2017 a gennaio 2018.
Sul palcoscenico del Teatro dell’Opera gli spettatori potranno seguire le immagini delle opere di Michelangelo rese vive dal visual artist Tommaso Arosio, così da unire arte e tecnologia nel mostrare in modo chiaro le opere che Sgarbi citerà, alternandosi con le musiche del compositore Valentino Corvino.
In Michelangelo, cosi come in Caravaggio, Sgarbi si sofferma sul legame fondamentale tra arte e religione: “attraverso l’arte – prosegue sempre su Famiglia Cristiana – tendo a mostrare l’orgoglio del Cristianesimo come religione dell’uomo, nella mia visione esiste il primato del Cristianesimo: nell’illustrare le opere sottolineo infatti l’importanza e la forza della religione di cui l’arte è dimostrazione tangibile, infatti se esiste un artista come Michelangelo vuol dire che Dio esiste. Michelangelo ha avuto contrasti con il papa, ma per lui il papa era il papa, mentre Dio era Dio: infatti Michelangelo sembra dialogare direttamente con Dio.”
Nelle opere di Michelangelo, soprattutto quando si parla del celeberrimo “Giudizio Universale”, c’è l’armonia del mondo, la prova dell’esistenza di Dio. Ma nella Sistina c’è soprattutto il punto più alto raggiunto da Michelangelo che tra mille difficoltà, realizzò quella incredibile serie di affreschi in ben quattro anni, dopo i quali l’artista ne uscì fiaccato nel fisico e nello spirito. “A noi – dice Sgarbi sul quotidiano La Stampa – resta la nitidezza dei suoi colori, la potenza della sua opera. L’energia che nel “Giudizio” Dio trasmette al “placido e addormentato” corpo di Adamo per arrivare dritto al resto dell’umanità che da secoli ammira quel capolavoro. “Sta lì, l’origine del mondo”.