Il Giorno della Memoria è stato designato così dall’Assemblea generale dell’ONU nel 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto; la data del 27 gennaio è stata scelta perché il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa avanzando da est verso la Germania liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. L’Italia già nel 2000 aveva istituito formalmente la giornata commemorativa – nella stessa data – per ricordare le vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali, chi aveva rischiato la vita per proteggere gli ebrei e tutti i deportati militari e politici italiani nella Germania nazista.
In questo giorno l’UNESCO riafferma il suo impegno nel combattere l’antisemitismo, il razzismo e ogni altra forma di intolleranza. Impegno quanto mai attuale, in un mondo in cui genocidi e atrocità continuano a prodursi in molte terre e nazioni.
“È stato detto che ‘il giorno della memoria è un modo per conservare il ricordo di un oscuro periodo della storia europea affinché simili eventi non possano mai più accadere.’ Ma di fatto eventi simili, in maniera più o meno organizzata e pianificata, continuano ad accadere e ancora accadranno. – commenta il Club per l’UNESCO di Sanremo.
“Succede di ascoltare e di leggere qualcosa sulle persecuzioni etniche dei tempi nostri: tutti abbiamo almeno orecchiato le vicende dei Rohingya della Birmania e degli Uiguri in Cina; sappiamo qualcosa anche della difficile situazione dei Curdi in Turchia, forse anche degli immigrati in Australia che vengono detenuti a Nauru; guardando alla storia del dopoguerra sicuramente ci ricordiamo qualcosa dei massacri interetnici in Ruanda e del genocidio cambogiano realizzato dai Khmer Rossi, forse il più spaventoso del XX secolo….. E poi? Non basta certo una conversazione di un’ora per parlare di tutte le situazioni attuali di violenza etnica nel mondo, quindi ci limiteremo ad approfondire soltanto pochi casi; casi asiatici, visto che l’ospite protagonista di questo evento, il dott. Ahmad Ejaz, viene da una delle più importanti nazioni dell’Asia”.
Ahmad Ejaz è originario di Gujranwala (Pakistan – Punjab, 2.000.000 abitanti), dove laureandosi in Comunicazione di Massa ha lavorato a lungo come giornalista. Da molti anni vive in Italia, a Roma, dove è giornalista e mediatore culturale, impegnato nella divulgazione della cultura indo-pakistana in Italia per favorire l’integrazione e la reciproca conoscenza tra immigrati del subcontinente indiano e italiani; lavora all’ambizioso progetto di una società multietnica e multiculturale nel rispetto delle diversità come patrimonio comune.
È direttore di Azad, http://www.azad.it/ il giornale in lingua urdu del gruppo editoriale Stranieri In Italia https://stranieriinitalia.it/; è un componente della Consulta islamica presso il Ministero dell’Interno. Nel 1998 ha scritto un libro sul Pakistan, pubblicato dalla Pendragon di Bologna e ha partecipato alla stesura di un capitolo del libro “Lampedusa, porta d’Europa: un sogno per non morire” di Aldo Morrone, 2009.
Da diversi anni è presidente dell’associazione “Nuove Diversità” https://www.words4link.it/w4l-struttura/nuove-diversita/ e lavora da oltre quindici anni come mediatore interculturale per il Forum per l’intercultura della Caritas e per l’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali http://www.unar.it/ (Dip. Pari Opportunità, Presid. Consiglio dei Ministri); collabora con le scuole per progetti mirati alla conoscenza dell’Islam transnazionale, del sikhismo e del subcontinente indiano in generale.