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Giorgio Revelli è dal 2016 il responsabile degli eventi culturali della Basilica concattedrale dei Santi Maurizio e Compagni Martiri di Imperia, carica che ricopre assieme a quella di docente al Conservatorio di Nizza. Il suo percorso, iniziato da bambino, lo ha reso col tempo un formidabile organista dall’intensa attività concertistica, che lo porta in giro per il mondo ad esibirsi e a coltivare un rapporto molto particolare con i luoghi nei quali porta la sua arte.

Abbiamo fatto una chiacchierata con lui all’interno della Basilica, pochi giorni dopo il suo ritorno da Friedrichshafen, dove si è esibito in un concerto in onore del gemellaggio che da dieci anni unisce la città sul lago di costanza ed il capoluogo di provincia.

“Mio padre era appassionato di musica – racconta Revelli durante la chiacchierata. – Un giorno mi portò a vedere un suonatore d’organo in chiesa. Mi innamorai non tanto del suono, ma dell’odore del legno. Avevo 8 anni e decisi che sarebbe stato il mio strumento. Cominciai il percorso di formazione privatamente, poi un giorno, nella cattedrale di Monaco, sentendo un concerto, espressi il desiderio di poter suonare con chi stava eseguendo quell’opera. Costui era il docente del Conservatorio di Nizza. Entrai a scuola e poi continuai il corso di perfezionamento fino a prendere il diploma di Stato di professore di conservatorio a Toulouse“.

Nel corso dell’intervista, Revelli ha approfondito con noi i dettagli e le sfumature che compongono il mestiere dell’organista, unico rispetto a tutti gli altri strumentisti.

“La grande differenza fra l’organo e gli altri strumenti è che ogni organo è uno strumento unico nel suo genere, dalla dimensione dei tasti, ai registri alla distanza dei pedali, è sempre diversa, ed occorrono diverse ore di adattamento per prendere confidenza con lo strumento e farlo proprio”, spiega. “La cosa più complicata è la differenza che c’è fra organi tedeschi, francesi ed italiani, per periodo e scuola di costruzione”.

La differenza non risiede solo nella preparazione del concerto e nella familiarità con lo strumento, ma anche nel rapporto che si instaura con il luogo e la cultura in cui si tiene il concerto, durante le prove e l’esibizione.

“L’esperienza permette di entrare all’interno del luogo e prenderne possesso. A volte si ricevono le chiavi per provare anche di notte nella cattedrale. Certo, magari non vedrò abbastanza musei nella città in cui vado, ma in questa esperienza si finisce per far parte del luogo e della sua cultura, oltre che visitare dei luoghi completamente diversi se non mai aperti al pubblico”, conclude il maestro.

Nel video servizio a inizio articolo l’intervista integrale a Giorgio Revelli, accompagnato dai suoni dell’organo della Basilica.