Il futuro del Festival di Sanremo sembra sempre più segnato da un complicato intreccio di questioni legali e battaglie giuridiche.
L’azienda di viale Mazzini ha risposto con fermezza alla pubblicazione del bando da parte del Comune di Sanremo, in seguito alla sentenza del Tar della Liguria dello scorso dicembre, che aveva annullato l’affidamento diretto alla Rai per le edizioni 2026-28.
L’ufficio legale della tv pubblica ha infatti diffidato l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Alessandro Mager, dal concedere in licenza i marchi storici del Festival a emittenti diverse dalla Rai. La posizione dell’azienda è chiara: i marchi “Festival della Canzone Italiana” e “Festival di Sanremo” sono strettamente legati al format del programma, e qualsiasi emittente che utilizzi un formato simile violerebbe i diritti d’autore. Inoltre, sottolinea l’emittente, qualora un concorrente dovesse proporre un formato sostanzialmente diverso, si configurerebbe un uso ingannevole dei marchi.
La reazione arriva all’indomani della definizione delle regole per la gara, che stabiliscono che potranno partecipare solo operatori televisivi in chiaro, capaci di dimostrare esperienza nella gestione di eventi di grande rilevanza. I criteri di selezione del partner includono la qualità artistica, la congruità con la tradizione culturale del Festival e la capacità di valorizzare l’immagine e i marchi storici del programma. L’offerta economica minima per il partner scelto è di 6,5 milioni di euro all’anno, con un’ulteriore percentuale sugli introiti pubblicitari e sui ricavi derivanti dallo sfruttamento dei marchi.
Il bando include anche una clausola in cui il Comune avrà la facoltà di interrompere il contratto senza costi a proprio carico se una delle edizioni dovesse registrare ascolti inferiori di almeno 15 punti rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Un obiettivo molto ambizioso, visto che nelle ultime edizioni il Festival ha superato il 60% di share, con il record del 67,1% previsto per il 2025.
Il bando del Comune di Sanremo ha ricevuto critiche anche dalla Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), che ha sottolineato l’esclusione del ruolo della discografia nel successo del Festival. Il CEO della Fimi, Enzo Mazza, ha dichiarato: “Senza la discografia, sul palco di Sanremo ci sarebbero giusto i fiori. Il Festival senza la musica sarebbe una scatola vuota”.
Nel frattempo, la giunta comunale ha deciso di costituirsi in giudizio contro i ricorsi presentati dalla Rai e dalla società Je srl, che contestano la delibera di marzo sui criteri per la selezione del partner. Tuttavia, tutto resta in attesa della decisione del Consiglio di Stato, prevista per il 22 maggio.