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Questa mattina, a margine dell’inaugurazione della mostra su Mario Calvino al CREA di Sanremo, abbiamo intervistato l’assessore al Turismo Alessandro Sindoni, che ha commentato le ultime notizie relative al Festival di Sanremo e al possibile spostamento della manifestazione a Torino.

Ci sono state delle novità?

“La situazione è che non abbiamo ancora lanciato la manifestazione di interesse, ma abbiamo deliberato i criteri alla base della manifestazione di interesse”, spiega Sindoni. “Ce lo ha chiesto il TAR prima che arrivasse un’esecuzione a quella sentenza e abbiamo, in maniera diligente, provveduto ad adeguarci. La querelle su Torino mi tocca poco. Il Festival è a Sanremo, primo per il marchio. Poi non ci siamo mai addentrati nel discorso format. La Rai dice che su o ma non vorrei entrare in queste speculazioni. Col sindaco siamo sereni e consapevoli di aver posto delle basi e dei criteri che riteniamo equilibrati, che non esagerassero, non sfruttassero la situazione in maniera esagerata perché non è proprio nel nostro interesse. Avrei preferito, se proprio devo dirla tutta, che non ci fosse questa situazione, anche perché il rapporto con la Rai, sia dal punto di vista aziendale che umano, è sempre stato in crescita e collaborazione reciproca, molto fruttuosa anche nell’ultimo anno. Giustamente, la Rai, se c’è una gara, ha dei vincoli contrattuali per l’Eurovision. Sapete che la Rai deve dare, da contratto, un cantante per l’Eurovision. Dovrebbe, in caso di sconfitta nell’aggiudicazione, fornire comunque un cantante che vada all’Eurovision, quindi dovrà, nel caso, fare una manifestazione per avere un cantante che poi vada lì, che comunque non sarebbe il Festival. Non voglio alimentare nervosismi o diatribe. Da qui a fine maggio sapremo tutto”.

Vi siete sentiti con la Rai nei giorni scorsi? E ha presentato un’offerta?

“Che io sappia, la Rai non ha presentato alcuna offerta”, dichiara. “Non ci siamo sentiti. Ed è giusto così. Abbiamo, durante il Festival, mantenuto i rapporti per quanto riguarda il Festival in essere. Oggi non abbiamo rapporti, essendoci una manifestazione di interesse che vede la scelta di un organizzatore. Quale esso sarà, non possiamo dirlo. Né con Rai né con altri”.

Uno dei temi ricorrenti dal lato delle presunte problematiche strutturali di Sanremo è sulle dimensioni della città e del Teatro Ariston. Se Torino è una grande città, con i suoi quasi 900mila abitanti e la sua area metropolitana complessiva che è la più estesa del Paese, lo stesso non si può dire del Teatro Regio. Lo splendido gioiello di Piazza Castello, che ospita da anni soprattutto la grande stagione dell’opera, è però più piccolo dell’Ariston (ci sono circa 400 posti di differenza). Non a caso, quando il Comune di Torino si aggiudicò l’Eurovision del 2022, la manifestazione si tenne al Palasport Olimpico (oggi commercialmente noto come Inalpi Arena).

Come ha interpretato le parole del sindaco Lo Russo?

“Il sindaco Lo Russo fa giustamente quello che farebbe qualunque amministratore di fronte alla prospettazione che nella propria città potrebbe arrivare una manifestazione di tale portata”, risponde Sindoni. “Sanremo ritengo sia una chicca, come l’Ariston. Si perderebbe l’effetto. Torino è una splendida città e anche il Teatro Regio è splendido, seppur più piccolo dell’Ariston. E la Rai, uno dei più grandi problemi che ci ha posto, è il fatto della capienza dell’Ariston. Ci sono tutti quei profili giuridici organizzativi che è giusto che la Rai valuti, perché nel caso perdesse la gara, deve valutare, in base ai propri obblighi contrattuali che sono esterni ai rapporti col Comune di Sanremo. Però la vedo difficile che la Rai non partecipi ad una manifestazione di Sanremo, che è una manifestazione dagli introiti certificati enormi, che funzionano e producono un’entrata così importante nei bilanci dello stato”.

“Io pongo anche un’altra considerazione. Se la manifestazione di interesse vale per noi, non vale anche per un comune come Torino? Noi staremmo fermi? Il format, sul quale non siamo entrati perché il competente è il Tribunale delle imprese e non il TAR. Il format di chi è? Nostro o della Rai? Sono tutti dubbi giuridici che non stiamo a guardare. In qualche modo reagiamo e la Rai lo sa. Ripeto, stiamo parlando di scenari apocalittici che non viviamo bene. Avremmo preferito che questa sentenza non ci fosse, ma è stata emessa. Noi siamo un ente pubblico e lo Stato si è pronunciato. Siamo ligi alla legge, la dobbiamo rispettare e ci siamo mossi ritenendo di essere stati molto equilibrati nel dare i criteri. Tutto quello che si vede fuori, poi negli atti, è difficile ricavarlo in scritture giuridiche. Quello che abbiamo fatto è un buon punto di partenza che può accontentare qualunque partecipante che voglia organizzarlo”, conclude Sindoni.

Nel video servizio a inizio articolo l’intervista integrale all’assessore Sindoni.