La domanda d’obbligo, viste le difficoltà, gli interrogativi, i cattivi pensieri, le paure che aumentano ogni 24 ore. Pochi giorni fa su Riviera Time e su L’Eco della Riviera avevamo fatto sinceri auguri al sindaco di Genova per i suoi seri problemi di salute e per i suoi dichiarati impegno ed amore per la sua città, per l’intera Regione e tutti i suoi abitanti. Le sue parole, le sue dichiarazioni scritte e ripetute in televisione, sui social, sui media in un lampo ci avevano riportato indietro di un secolo, al 6 agosto 1916, alla sesta battaglia dell’Isonzo, a Monfalcone, contro l’impero Austro Ungarico, al patriota italiano Enrico Toti. Medaglia d’oro della prima guerra mondiale, soldato irregolare, perché non arruolabile avendo perso la gamba sinistra sotto un treno mentre lavorava, con ugualmente addosso la divisa dei bersaglieri che si era cucito da solo, colpito in trincea da tre proiettili e prima di morire, ebbe la forza di lanciare contro il suo nemico la stampella ed urlare, in romanesco, “Nun moro io”! Io non muoio! Toti, non il toscano Giovanni, ex presidente della Regione Liguria, ma il romano Enrico, aveva solo 33 anni. Quando perse la gamba faceva il ferroviere. Un terribile incidente. Enrico seppe reagire. Si costruì, con l’aiuto di un amico meccanico, una bicicletta modificata, due ruote, un solo pedale, Non si arrese mai, senza volerlo divenne probabilmente il primo atleta paralimpico ciclista. Con la sua bici, con un solo pedale, prima che scoppiasse la guerra scoprì mezzo mondo: arrivò a Parigi, a Capo Nord, Stoccolma, Mosca, Lapponia, Vienna, Egitto. Da non credere.
Per tornare alla confusione di oggi arriva l’inopinata quanto sgradevole notizia: “Genova, Bucci si prende gioco dei giornalisti e si vanta di non rilasciare interviste”. Ecco il testo integrale dell’Ordine e del Sindacato Giornalisti e Cronisti: “Il sindaco di Genova Marco Bucci candidato alla Presidenza della Regione Liguria si è preso gioco dei giornalisti e si è vantato di non rilasciare interviste, in particolare al Secolo XIX. Tutto questo è accaduto ieri mentre decine di cronisti lo attendevano all’esterno del palazzo della Prefettura nel giorno dell’annuncio della sua candidatura. Bucci, nel corso degli anni, ha sempre dato prova di non amare la libera informazione e di essere allergico alle domande. Quelle stesse domande che gli vengono poste dai cronisti e riguardano il bene pubblico e alle quali lui continua a non rispondere. Dispiace che il primo cittadino di Genova, che ricopre un così importante incarico istituzionale e vorrebbe ora sedersi sulla poltrona di Piazza De Ferrari, non abbia alcun rispetto per il lavoro dei giornalisti che, come invece dovrebbe sapere garantiscono ai cittadini il sacrosanto diritto ad essere informati. Il sindaco di Genova, che si vanta di urlare quando non gli stanno bene le cose, dovrebbe in primis imparare l’educazione ed il rispetto per i lavoratori, compresi quelli dell’informazione. Concetti che evidentemente non ha mai imparato neppure nei suoi tanti anni di carriera manageriale in giro per il mondo”. Firmato e detto da Matteo Dell’Antico, segretario dell’Associazione Ligure dei Giornalisti, Tommaso Fregatti, presidente del Gruppo Cronisti Liguri, e Filippo Paganini, presidente dell’Ordine Giornalisti della Liguria, Ussi Liguria, Unione Giornalisti Pensionati Liguri e l’Ordine dei Giornalisti della Liguria. Ai colleghi del Secolo XIX la nostra piena solidarietà.
Peccato che Bucci abbia dimenticato le 10 parole di un classico del 1490 “Il trionfo di Bacco ed Arianna” di Lorenzo il Magnifico: “Chi vuol esser lieto sia di domani non c’è certezza”. Il sindaco di Genova forse dovrebbe pensare, ragionare, operare, concretizzare giorno per giorno lasciando da parte, senza dimenticare quanto già avvenuto. Del domani, dei secondi, dei minuti, delle ore a venire siamo tutti, ricordiamocelo, tutti a rischio.
Bucci, scusi, se per caso mi legge o qualcuno la informa mi può spiegare perché al giornale Libero il 31 agosto rilascia queste dichiarazioni: “Molti cittadini me lo hanno chiesto (di candidarmi alla Presidenza della Regione) e lo hanno fatto anche i partiti. Mi sarebbe piaciuto, ma ho subito risposto di no per due ragioni: ho preso impegno con i genovesi fino al 2027 e sarebbe un tradimento non rispettarlo; e poi non godo di ottima salute e non potrei garantire il mio impegno assoluto per i prossimi 5 anni. Candidarsi pertanto avrebbe significato prendere in giro gli elettori”. Perché una manciata di giorni dopo, invece, non solo dimentica tutto, ma fa l’esatto contrario. Il primo annuncio lo fa in conferenza stampa davanti la sede della Città Metropolitana di Genova annullando quanto detto più volte nei giorni precedenti a giornali, social e tv, nazionali e locali e, come se niente fosse, annuncia la sua disponibilità, la sua candidatura quale rappresentante del centro destra. Successivamente rivela più particolari, il suo colloquio con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La sua folgorazione, come San Paolo sulla via di Damasco e, il suo “Obbedisco” per non lasciare alla sinistra Genova e poter continuare, in sintesi, come “l’uomo del fare” e di tutto quanto iniziato dalla maggioranza dell’ex presidente Toti & company, questa volta Giovanni e non Enrico. Che dire? Potrebbe aiutarlo Giano bifronte? I 5 anni di mandato per il Comune o la Regione non sono uguali?
Auguri Bucci, anche se pensiamo che un brindisi ed un grosso grazie, per la sua inaspettata giravolta, in cuor suo li ha già pensati l’ex ministro Orlando, suo competitor per la poltronissima della Regione con le bandiere della sinistra ed alleati vari. Signor sindaco pensa davvero che i liguri, soprattutto quelli che andranno a votare, a partire dai famigliari della decina di morti del Ponte Morandi e da chi aspetta da troppi anni giustizia e soluzione di problemi vitali sempre promessi, ma mai arrivati, dimenticheranno?