La profonda crisi che attanaglia l’editoria, in particolare i quotidiani, produce i suoi effetti negativi su altri settori strettamente e storicamente ad essa collegati. Tipografie, edicole, distributori di giornali sono in grande sofferenza e molti preferiscono chiudere piuttosto che prolungare l’agonia.
A Sanremo ha chiuso da tempo l’agenzia di distribuzione giornali che aveva la sua sede storica nella zona di Pian di Poma a ponente della città, lasciando a casa una dozzina di dipendenti. Ma sono in particolare le edicole che non riescono più ad andare avanti e continuano a chiudere anche per la concorrenza che le fanno i ‘comodi’ centri commerciali.
“Come facciamo ad andare avanti? A fatica, molta fatica e ampliando l’offerta verso altri generi e non solo con i giornali”, dice Corrado Ottazzi che da tanti anni gestisce l’edicola di Piazza Colombo a Sanremo, quella storica sotto ‘il pino’.
“Qui da me si possono comprare souvenir, accendini, giocattoli e ritiro anche i pacchi di Amazon, si fa di tutto per sopravvivere e solo con i giornali non sarebbe più possibile. A comprare i quotidiani sono praticamente solo le persone anziane e purtroppo non c’è stato un ricambio generazionale dato che i pochi giovani che entrano non comprano di certo i quotidiani, loro per informarsi usano la rete e le stesse testate storiche che hanno la loro versione online”.
“Sette giorni su sette, ogni mattina io apro alle quattro e mezza fino alle 17,30/18 con orario continuato – dice – e tutti questi sacrifici servono solo per sopravvivere tirando la cinghia. Il problema è che non saprei neppure cosa chiedere per migliorare la situazione, l’inesorabile declino del nostro lavoro non dipende da noi”.
Le edicole sono state una delle pochissime attività cui è stato consentito di tenere aperto durante il lockdown a dimostrazione dell’importanza sociale che hanno.
“Non abbiamo saltato un giorno neppure in quel periodo, sempre aperti con tanta fatica in più. In quelle settimane abbiamo venduto un po’ di più gli articoli per bambini. Sia libri o pubblicazioni per loro ma anche giocattoli che venivano acquistati per potergli far passare il tempo mentre erano chiusi in casa”. “Rispetto a vent’anni fa la differenza è abissale – conferma Ottazzi – allora noi vendevamo più di 500 copie de La Stampa (il quotidiano più venduto in Riviera) ogni giorno, oggi siamo sull’ordine di 50/60 copie giornaliere. Ho un dato dello scorso 28 ottobre: il distributore che prima consegnava solo a Sanremo tra le 4 e le 5mila copie de La Stampa ogni giorno, una settimana fa ha distribuito 1320 copie di quel quotidiano, che resta il più venduto, tra Ventimiglia e Santo Stefano al Mare, entroterra compreso”.