L’Italia, patria del Rinascimento, della Cultura e della Bellezza rischia di perdere questo legittimo e meritato riconoscimento per diventare la “Babele delle elezioni”. Non dal “Manzanarre al Reno” del Manzoni, ma dalle Alpi alla Sicilia da troppi anni ormai non si parla e non si fa che allestire seggi elettorali a raffica. Non fa nulla se a votare ci vanno sempre meno elettori. Alle recentissime consultazioni si è presentata solo metà degli aventi diritto. La gente è stufa. Nei primi mesi del prossimo anno si tornerà a votare per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Mattarella infatti andrà in pensione. Ma già prima di Natale si tornerà alle urne per eleggere il nuovo presidente della Provincia di Imperia ed i membri del Consiglio provinciale. Lungo tutto l’italico Stivale si andrà ai seggi sabato 18 dicembre. Le candidature però devono essere presentate entro fine mese, esattamente sabato 27 e domenica 28 novembre. Sui nomi, come sempre, c’è guerra, ma ancora nulla di definito. In tanti vorrebbero quella poltrona. In troppi anche se al momento non lo dicono, anzi lo negano come Giuda.
Quasi tutti, diciamocelo, non la meritano, non perché brutti e cattivi, ma perché onestamente non sono preparati. Non sono pronti, non hanno esperienza. Come spesso si sente dire “non hanno studiato” o meglio ancora “non si nasce imparati”! Non se la prenda nessuno, ma la fotografia di troppi consigli comunali, maggioranze e giunte che amministrano Comuni imperiesi sono la prova di quanto scriviamo. Fa difetto la capacità di risolvere vecchi e nuovi problemi. Manca la visione di andare oltre, di capire cosa ha bisogno il presente, come e con chi costruire un futuro migliore per tutti. Ci sono senza dubbio uomini e donne volonterosi, onesti nel loro quotidiano, seri nelle loro professioni, attività, lavoro. Desiderosi di poter essere utili alla collettività. Ma non basta. Amministrare la cosa pubblica, un Comune, una Provincia, una Regione, lo Stato non è cosa facile. È una dote che non tutti hanno, non si può improvvisare, bisogna avere intuizione, professionalità, coraggio, esperienza e conoscenza. Saper programmare, progettare, realizzare. Quale occasione irripetibile, miracolosa delle centinaia di miliardi di euro del Recovery Fund per creare sul serio più lavoro, ordine, sicurezza, cultura, assistenza sanitaria e sociale, benessere, giustizia, equità, educazione? Stop a promesse da marinaio, scadenze, aiuti mai mantenuti. Basta avventure, partiti e politicanti impegnati soprattutto a catturare voti, clientele, mettere bandierine senza avere la capacità di risolvere i problemi di tutti i giorni della collettività. Insomma tornare sul serio umani, una vita migliore per tutti. Basta avventure, furbi, furbetti, farabutti, per non dire altro.
La Riviera dei fiori, la Liguria hanno gli uomini, gli strumenti, la forza, la voglia necessari per partire proprio dalle prossime elezioni del nuovo Presidente e del consiglio provinciale per iniziare questa nuova, straordinaria, necessaria “rivoluzione 10.0”? Se si gioca pulito, sì. Spero di non dire eresie perché la foto delle persone, dei politici, degli amministratori “nuovi” che potrebbero e dovrebbero scendere in campo per dare una mano, ossigeno, idee, strumenti necessari per aiutare a risolvere, a riprendere a crescere è ancora troppo sfuocata. Ci sono senza dubbio uomini e donne volenterosi, seri nel loro quotidiano e nelle loro discipline, professioni, lavoro. Desiderosi di essere utili alla collettività, ma manca loro la cosa più importante: sono principianti per quanto riguarda la “res publica”. Per molti è la prima volta. E così in pool position sotto i riflettori ci sono da troppo tempo i soliti volti noti anche se, per cause anagrafiche, diminuiscono.
Dei grandi di 30/40 anni fa sono rimasti in pochi. Primeggia il sempreverde Claudio Scajola, 4 volte Ministro della Repubblica, tornato a fare il sindaco di Imperia, rieletto alle ultime elezioni. Scelto da Berlusconi il secolo scorso per costruire Forza Italia “u ministru”, come lo chiamano gli imperiesi, è stato a lungo uomo di fiducia del Cavaliere. I due hanno in comune il taglio del comando, loro sono i “capi”, hanno idee, decidono, gli altri eseguono. Con le dovute proporzioni si somigliano nei successi e nelle delusioni. Certa cronaca di Berlusconi lascia senza fiato, ha coraggio da vendere. Quando scivola sembra di assistere a film con trame inaccettabili, disonorevoli, extraterrestri. Altre volte offre a piene mani materia per la satira e barzellette osé che non hanno nulla da spartire con uno statista, un ex Presidente del consiglio, addirittura a chi sogna di diventare Presidente della Repubblica. Claudio Scajola proprio con i governi del Cavaliere è stato 4 volte Ministro. La prima, nel 2001 Ministro dell’Interno; nel 2003 dell’Attuazione del programma di governo; nel 2005 Attività produttive; nel 2008 Ministro dello Sviluppo economico. Come Berlusconi, sempre con le dovute differenze, anche a lui si sono interessati i giudici: 4 volte assolto, 6 volte archiviato, 3 volte prescritto, 1 volta testimone, 1 condanna in primo grado, il processo continua. Claudio inossidabile, non si ferma mai, tornato sindaco una ne fa cento ne pensa. Imperia è tutta un cantiere. Lui, Scajola, l’ex ministro, anche se non lo dice, chi lo conosce bene “assicura” che non solo ci penserebbe da tempo, ma in cuor suo vorrebbe diventare il 18 dicembre Presidente della Provincia. E chi mastica un po’ di politica nel ponente ligure è convinto che se si candidasse non avrebbe rivali.
Il toto elezioni della vigilia mette solo 2 nomi tra i sindaci di “fascia A” aspiranti alla poltrona di Presidente. Sono Scajola (centro destra) ed Alberto Biancheri, (centro sinistra) sindaco di Sanremo. Amministrano i Comuni più importanti, con più abitanti. Anche Biancheri dice e non dice. Tra i due corre buon sangue a corrente alternata. Solo se non si fanno la guerra, se si mettono d’accordo uno dei due sarà eletto alla prima votazione. Stesso discorso se riuscissero a trovare il nome di un terzo soggetto, che andrebbe bene ad entrambi, un sindaco yes man, meglio di un piccolo Comune com’è successo spesso, ubbidiente, poco curioso. Ago della bilancia del braccio di ferro tra i 2 big potrebbe essere il presidente della Regione Giovanni Toti, fondatore del movimento di centrodestra “Cambiamo”, un tempo braccio destro di Berlusconi, ottimo affabulatore. Nel ponente ligure Toti, in prima persona e anche attraverso i suoi assessori regionali Marco Scaiola (Cambiamo), Gianni Berrino (Fratelli d’Italia), il vicepresidente ed assessore Alessandro Piana (Lega) e consiglieri vari ha fatto un sacco di promesse, aiuti finanziari, risoluzione di problemi vari. Però come sempre tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Non si sa sino a che punto Biancheri e Claudio Scajola si fidano, possano ascoltare le sue indicazioni, accettare condizioni.
Terzo nome che circola è quello di Mario Conio, sindaco di Taggia, vicino sia a Biancheri che a Marco Scajola, nipote-rivale di “u ministru”, eletto alle regionali col bel gruzzolo di 8mila voti. Tra i candidati di “fascia B” si fanno i nomi dei sindaci di Riva Ligure, Giorgio Giuffra; del sindaco di Dolceacqua Fulvio Gazzola; del sindaco di Badalucco, Matteo Orengo; più staccato il sindaco di Vallecrosia, Armando Biasi.
Nomi e giovani rispettabilissimi. Chi da decenni si interessa di politica, sino a prova contraria, però rimpiange i politici e i pubblici amministratori di destra, sinistra, centro di 30/40 anni fa. Per intenderci chi ha cominciato o c’era già quando Claudio Scajola è stato eletto la prima volta. Uomini della Dc e del Pci. Nomi come gli imperiesi Manfredo Manfredi, storico parlamentare democristiano, amico-rivale di Scajola, ex presidente della Provincia, sottosegretario al Tesoro nei governi Fanfani e Craxi. Contribuì a presentare 400 progetti di legge. A lui si deve, oltre ad importanti finanziamenti statali per opere pubbliche anche la realizzazione, tra l’altro, dell’Autoporto dei Ventimiglia. Del Pci il senatore Nedo Canetti, l’ex sindaco di Imperia e parlamentare Giuseppe Mauro Torelli (che non aderì la svolta di Occhetto) e, in primis, il professore Alessandro Natta, ultimo segretario nazionale del partito falce e martello. Ereditò l’importante carica del Pci con la morte improvvisa di Berlinguer. Natta si spense a 83 anni, ai familiari aveva detto di rendere pubblica la sua dipartita a funerali avvenuti. Ai suoi cari e agli amici scrisse questa lettera “Il mio andar via in punta di piedi non è un atto di arroganza, ma coerenza con il mio stile di vita. Sono stato e resto illuminista, Giacobino e comunista”. Gli ex sindaci di Sanremo Piero Parise (socialista-indipendente) promotore dell’Aurelia bis, del raddoppio della ferrovia; Leo Pippione (dc) a lui tra l’altro si deve la realizzazione del Mercato dei Fiori di Valle Armea; i comunisti Gino Napolitano, il prof. Dulbecco, il socialista Bruno Marra; l’ex sindaco di Bordighera, il prof. Raoul Zaccari; l’ex sindaco di Taggia ed onorevole avvocato Emidio Revelli (Dc); l’ex sindaco di Imperia ed ex presidente della Provincia Luigi Sappa ed altri ancora. Tutti politici ed amministratori di razza, con visioni e realizzazioni di opere fondamentali per mobilità, occupazione, economia. Altri nomi, altre storie, altri tempi.
Oggi nella provincia di Imperia si respira un’aria avvelenata da grossi problemi insoluti da tempo. La Riviera Trasporti, società che gestisce il servizio del trasporto pubblico su gomma, rischia il fallimento. Ha un debito di oltre 20 milioni di euro, i suoi 300 dipendenti da mesi non ricevono lo stipendio, decine di bus hanno bisogno urgente di restauro, anni fa sono stati acquistati costosissimi e modernissimi bus all’idrogeno in pratica mai utilizzati, presto da rottamare. Idem, conti in profondo rosso, anche per Rivieracqua, la società che deve garantire il servizio dell’acqua pubblica all’intera provincia; l’acquedotto del Roya è diventato un colabrodo, d’estate mette in ginocchio il turismo nel dianese; il raddoppio dei binari ferroviari chissà quando arriverà, stesso discorso per la continuazione a Ponente dell’Aurelia Bis. Per non parlare delle fogne da rottamare. La pista ciclabile da mettere in sicurezza, e il problema della raccolta e smaltimento rifiuti? Quando si farà il biodigestore ai Colli? Se ne parla da decenni, ma il primo colpo di piccone vero non arriva mai. Viene sempre rinviato ed i costi, i disservizi, il disagio dei cittadini aumenta sempre di più. Per non parlare delle Rsa, del giallo di Casa Serena, dell’ectoplasma Nuovo Ospedale a Taggia, del rischio che i 250 milioni di euro stanziati dall’Inail per la sua realizzazione un bel giorno spariscano. Alla faccia della pandemia, del coronavirus, delle promesse fatte ad ogni livello. Che dire dell’Università? Per non parlare del traforo Armo-Cantarana tra la provincia di Cuneo ed Imperia, atteso dal 1992? È vergognoso, l’elenco delle incompiute è ancora lungo, si sono bruciate grosse somme di denaro pubblico per progetti rimasti nel cassetto o bruciati. Perché?
Tutti i 66 sindaci della provincia sono coinvolti, interessati. Perché non cambiare finalmente marcia, perché non passare dalle parole ai fatti? Perché non uscite allo scoperto, vi fate sentire, andate una buona volta in fondo ai problemi, non dite con sincerità che progetti, che priorità, che difficoltà avete nel dare una spallata, una scossa a questi muri che soffocano i vostri Comuni? L’unione fa la forza, bisogna superare rivalità personali o di partito. Ci vuole coscienza e coerenza, mettere al primo posto gli interessi della collettività, dare meno ascolto all’ego personale. Chi non ci riesce, chi non è all’altezza o non se la sente per motivi diversi abbia il coraggio ed il buon senso di dimettersi. Lasciare il posto ad altri.
Nei prossimi giorni arriverà in Riviera il presidente Toti e la sua corte. Rompete gli indugi, diventate leoni, nello stesso Vangelo c’è scritto “chiedete e vi sarà dato”. Basta tentennamenti, ennesimi rinvii, giochetti prima che sia troppo tardi.