Inaugurata oggi a Diano Marina la mostra collettiva ‘The same sky’, organizzata dalla Civiero Art Gallery in collaborazione con la Piero Atchugarry Gallery di Miami, nella sala Rodolfo Falchi del Palazzo del Parco.
L’esposizione presenta una selezione di opere di quattro artisti di fama internazionale: Pablo Atchugarry, Keita Miyazaki, Dagoberto Rodríguez e Yuken Teruya, mettendo a dialogo la cultura latino-americana con quella orientale. Il tema della mostra verte su un fattore ormai globale e sfaccettato come il cambiamento climatico e il complesso rapporto che la società attuale ha con l’ambiente e con i consumi. ‘The same sky’, lo stesso cielo, una riflessione verso il pianeta che occupiamo, uno soltanto, che non fa distinzione tra razze, etnie e status sociale. Spesso i modelli di crescita della società attuale non tengono conto del fatto che lo sviluppo non sempre porta ad un reale progresso se l’uomo non resta al centro del progetto. La selezione di opere dei quattro artisti coinvolti rimanda senza eccezioni all’irriducibile spinta alla rinascita e alla germinazione, suggerendo come l’attitudine all’adattamento dell’essere umano offra sempre risposte che l’arte anticipa, prefigura, insinua nell’animo personale e collettivo.
Le sculture di Pablo Atchugarry (Montevideo – Uruguay, 1954), cittadino onorario di Diano Marina dal 2014, sono esposte nelle principali collezioni e musei del mondo. Fra le esposizioni più recenti ricordiamo la mostra antologica a Palazzo Reale a Milano alla fine del 2021 e la mostra a Palazzo Ducale di Genova nell’estate del 2019. Al marmo bianco, principalmente, Atchugarry affida un dialogo personale e universale al tempo stesso. L’artista, diventa medium per restituire alla società oggetti mistici, talismani che ci ricordano da dove veniamo e forse suggeriscono le molte direzioni possibili. Atchugarry paragona le sue sculture alle piante che cercano la luce, proiettandosi istintivamente verso l’alto. Cita l’esempio dei rami e delle foglie degli alberi, che anche quando la foresta sembra soffocarne il respiro riescono a raggiungere la luce, accarezzando l’aria. Così l’artista scava dentro le vene del marmo, via via eliminando zavorra inutile allo slancio, al respiro.
Keita Miyazaki (Tokyo – Giappone, 1983) ha conseguito un dottorato di ricerca in fusione artigianale di metalli presso l’Università delle Arti di Tokyo e il Royal College of Art. Il suo lavoro è stato presentato in numerosi musei nel Regno Unito e in Giappone, tra cui il Victoria and Albert Museum e la Daiwa Foundation di Londra. Una sua opera monumentale è stata selezionata per la mostra “Sculpture in the City” a Londra. Attraverso l’utilizzo di materiali di scarto, componenti di motori d’auto dismessi che vengono saldati insieme e poi combinati con carta piegata colorata, l’artista crea sculture di fiori e alberi che non solo esprimono una maestria tecnica nell’arte dell’origami, ma trasmettono anche un potente commento sulla società moderna e il suo atteggiamento verso il consumo e l’ambiente.
Dagoberto Rodríguez (Caibarién, Las Villas – Cuba, 1969) vive e lavora tra Madrid e L’Avana, nel 1992 ha co-fondato il collettivo Los Carpinteros, le loro opere sono state esposte in musei e istituzioni culturali di tutto il mondo, come il MOMA, il Whitney Museum of American Art, il Guggenheim di New York, il Centre Georges Pompidou di Parigi, la Tate Modern di Londra e il Museo Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. L’artista ci stimola a riflettere sulla nostra casa condivisa che è la Terra, ricordandoci che è sempre più urgente trovare modi di vivere insieme e in equilibrio con la natura e l’ambiente che abitiamo. Isole sperdute e immensi uragani, basterebbero questi due elementi a sintetizzare la poetica della distruzione e della rinascita di Rodgríguez. Gli Uragani come evento meteorologico ma anche socioculturale, l’artista cattura la bellezza letale di questi fenomeni atmosferici dipingendoli su enormi tele ad olio e spesso utilizzando la tecnica dell’acquerello su carta con cui ha iniziato la sua grande produzione artistica.
Le opere di Yuken Teruya (Okinawa – Giappone, 1973) sono presenti in alcune delle più rinomate collezioni come il Moma e il Guggenheim di New York, la Flag Art Foundation di New York, lo Smithsonian American Art Museum di Washington, D.C. e la Charles Saatchi Collection di Londra. La società globale capitalista contemporanea, fondata sul ciclo oneroso ed energivoro dei consumi continui, è al centro della riflessione dell’artista, il quale risponde alterando oggetti all’apparenza marginali della catena produttiva (il gioco del Monopoli, i sacchetti dello shopping, gli imballaggi plastici), che se guardati davvero racchiudono tutta la sostanza simbolica e fisica del sistema in cui siamo immersi. Teruya non si limita alla “presentazione” dell’oggetto esistente, anzi vi oppone un sapiente lavoro di cesello, un intaglio e una riconfigurazione di immagini inaspettate che riportano paradossalmente gli oggetti alla loro identità di materia.
La mostra sarà visibile nella stessa sala dal 23 marzo al 4 maggio 2024.