L’anno nuovo non si apre in maniera ottimale per i settori della pesca e acquacoltura ligure, che continuano a temere l’incremento fino a sette volte dei costi concessori del demanio marittimo, costi che, soprattutto in anno Covid, porterebbero a gravi conseguenze in termini economici ed occupazionali: serve agire con urgenza per ristabilire, a livello nazionale, una tassazione equa e proporzionale, che permetta di non gravare su uno dei settori di punta dell’economia ligure.
È l’allarme lanciato da Coldiretti Liguria a seguito delle prime richieste di pagamento già avanzate da alcuni Comuni del litorale a seguito dell’entrata in vigore, il primo gennaio scorso, dell’art.100 del Decreto “Agosto” (“Concessioni del demanio marittimo, fluviale e lacuale”), nel quale sono stati modificati i criteri di calcolo del canone relativo alle concessioni demaniali marittime, coinvolgendo diverse categorie tra cui appunto i pescatori. Ad oggi, qualunque sia l’utilizzo delle aree interessate, l’importo annuo del canone delle concessioni del demanio marittimo, lacuale e fluviale, non potrà essere inferiore a 2.500 euro.
“È una situazione insostenibile per i nostri pescatori – afferma Daniela Borriello, Responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – che stanno assistendo ad un aumento anche di sette volte quello che pagavano fino a pochi mesi fa, con il passaggio da un canone minimo forfettario di €. 369,00 a €. 2.500,00. Alcune Cooperative di pescatori hanno pochi metri quadri di concessione e quindi passare a tale cifra diventa un grave problema. Così si rischia solo di affossare un settore già in crisi a causa della pandemia e dove oltretutto gravano limitazioni europee che condizionano negativamente l’economia delle imprese. Non si può puntare su un tanto atteso ricambio generazionale per la nostra pesca, se le azioni messe in campo non fanno che minare l’attuale sopravvivenza delle imprese”.
“Serve sostenere le imprese, non metterle ancora più in difficoltà, soprattutto quelle medio piccole, aumentando in modo indiscriminato i costi dell’attività. – affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – Questo, tra l’altro, accade proprio in un momento in cui la pesca e l’acquacoltura, stanno attraversando un periodo di grande crisi: con il periodo di lockdown, l’intera filiera della pesca e dell’acquacoltura ha dovuto fare i conti con le perdite legate alla forte riduzione della domanda nei canali della distribuzione tradizionale (mercati rionali, pescherie), e con la chiusura del canale Ho.re.ca, da sempre uno dei principali acquirenti del prodotto locale. La pesca e l’acquacoltura hanno, quindi, già pagato un conto salato e ora hanno bisogno di misure che sostengano lavoro e reddito, e non di aggravi di costi che rischiano solo di minarne la sopravvivenza e aprire ancora di più all’arrivo di pesce straniero sulle nostre tavole, pesce che non ha nulla a che vedere con la qualità e freschezza di quello del nostro mare. Non possiamo non evidenziare l’impegno e il lavoro che l’Assessore all’agricoltura Regionale Alessandro Piana e l’On. Lorenzo Viviani, membro della XIII Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati stanno mettendo in campo per le nostre marinerie, ma è ora più che mai necessario che si inverta la rotta e annulli l’aumento”.