I gestori di spiagge libere attrezzate di Sanremo sono sul piede di guerra contro il Comune e i suoi uffici competenti. Nei giorni scorsi, almeno una dozzina di loro su diciotto hanno ricevuto la classica raccomandata che nessuno mai vorrebbe ricevere, quella cioè che richiede pagamenti arretrati a seguito di accertamenti.
E quando si parla di Tari, la tassa sui rifiuti, i costi lievitano sino a raggiungere e superare, come in questo caso, anche i 100mila euro! La richiesta di pagamento di arretrati, in certi casi dal 2014, sino a tutto il 2019 è arrivata a tanti gestori tutti convinti che questo balzello fosse compreso nel canone dato che nei contratti firmati non se ne fa cenno, a differenza di acqua, luce e gas che invece figurano tra le voci a carico dei gestori singoli o cooperative che siano.
Questa mattina i rappresentanti di questa categoria di balneari si sono confrontati in video-conferenza con il dirigente dell’ufficio comunale al Demanio e pare anche con il Sindaco ma la riunione avrebbe portato solo ad una offerta di sconto (si dice un terzo) sull’intero importo, e alla possibilità di rateizzare nell’arco di 36 mesi quello che sarebbe dovuto alle asfittiche casse comunali.
“Anche prima del 2014 – dice Davide Berardi presidente provinciale dei balneari di Confartigianato – la Tari o Tarsu non è mai stata richiesta e pagata, una sorta di tacito accordo che intendeva compresa nel canone annuo questa tassa. Nei contratti che firmiamo ci sono specificate chiaramente tutte le voci di spese che siamo tenuti a sostenere, le modalità di pagamento, i prezzi imposti per affitto lettini e ombrelloni, perfino l’obbligo di sottoscrivere un’assicurazione e tutti noi abbiamo sempre rispettato questi accordi”.
“Siamo in totale buona fede – chiarisce Berardi – ma a quanto pare l’amministrazione pubblica non è stata così trasparente nei nostri confronti. Se è vero che questo tributo è dovuto dal 2014, avrebbero dovuto inserirlo nel contratto in modo che il gestore lo mettesse nel suo business-plan magari modificando qualche altra voce, come abbassare l’offerta economica per ottenere la gestione, per cercare di non chiudere in perdita l’attività annua”.
“Queste richieste di pagamenti arretrati sono state emesse così in fretta e furia al punto che molte metrature risultano inesatte così come lo sono le caratteristiche di ogni arenile. Noi possiamo attrezzare il 50% dell’area in concessione: la Tari la paghiamo per il 50% o per l’intero arenile? Se creiamo un campo da beach volley è un servizio che offriamo a tutti visto che da noi non si paga l’ingresso, e lo stesso per le aree giochi per i bambini. Sono calcolati anche quegli spazi? Ci dobbiamo pure sobbarcare l’impegno di ricercare documenti, atti, planimetrie e in un lasso di tempo limitato che ci è stato concesso per eventualmente rifare i calcoli”.
Protagonista di mille battaglie in difesa della categoria, Giacomo Mercurio storica figura nella spiaggia dei Tre Ponti, è responsabile cittadino della Co.Ge.Ba (Concessionari Gestori Balneari, sia per le pubbliche che per le private).
“Siamo sul piede di guerra? No, siamo con un piede nella fossa – dice – pronti per essere sotterrati con questa scelta assurda di mandarci una ‘cartella nei denti’. Io ho partecipato a tre gare d’appalto, nel 1995, nel 2001 e nel 2014 e nei diversi contratti non si è mai fatto cenno a questa tassa. Svegliarsi all’improvviso dopo vent’anni e richiederci il pagamento della Tari significa solo che qualcuno non è stato capace di fare il proprio mestiere e che adesso ci vuole far morire”.
“Abbiamo incontrato l’amministrazione comunale ai primi di giugno – ricorda Mercurio – per una collaborazione stretta in emergenza Covid, assessori e dirigenti ci hanno garantito il loro aiuto e oggi le stesse persone ci dicono ‘Il Covid non ha inciso sulla vostra attività’ e quindi dovete pagare. Abbiamo pagato canoni annui molto alti sino ad oltre 40.000 euro ed ora ci chiedono cinque anni arretrati di Tari. Se vogliono che ci ribelliamo con azioni eclatanti noi siamo pronti e lo faremo prima di morire come loro vorrebbero che succedesse”.