Quarta tappa del viaggio di Riviera Time alla scoperta della storia di Oneglia, in compagnia dello scrittore imperiese Francesco Vatteone.
Dopo aver parlato delle antiche porte della città, quest’oggi ci troviamo in vico Costanzo (che collega piazza Doria a piazza San Francesco), conosciuto come il caruggio dei muli. Qui, più di meno a metà, si trova infatti un antico pozzo seicentesco, e una targa ricorda che “da questo pozzo (intatto superstite tra i numerosi esistenti nel passato nella vecchia Oneglia) veniva attinta l’acqua anche per abbeverare i muli in questa zona dove erano molte stalle. Gli animali trasportavano il grano scaricato dai velieri sulla banchina del porto, destinato al Pastificio Agnesi, e l’olio, prodotto simbolo delle nostre terre. Di qui il nome con il quale, in dialetto, è oggi identificato: ‘U Pussu du Caruggiu di mü‘”. Restaurato l’ultima volta nel 2001 dal Comitato San Giovanni, il pozzo necessiterebbe oggi di un intervento di manutenzione e valorizzazione.
Nella attigua piazza San Francesco sorge invece un edificio conosciuto con il nome di “palazzaccio“. Ristrutturato una decina di anni fa, dopo un lunghissimo periodo di abbandono (da qui il nomignolo), il palazzo ha una fondamentale valenza storica: una lapide ricorda che proprio lì sorgeva l’antico castello dei Doria. Edificato nel 1488 per volere di Gian Domenico Doria, detto Domenicaccio, il castello era dotato di quattro torrioni e un fossato. Nel passaggio dalla prima alla seconda dinastia dei Doria, Domenicaccio fu il primo principe di Oneglia: la città restò un principato fino al 1576, anno in cui fu ceduta a Emanuele Filiberto di Savoia e divenne “Civitas Fidelissima” della casata piemontese. Sulle rovine del castello nacquero, a fine ‘600, il convento e la chiesa di San Francesco da Paola, entrambi andati distrutti dopo il terremoto del 1887.
La storia del castello è riportata sulla lapide: “Qui sorgeva il castello che forte delle prime artiglierie a sua stanza superba Gian Domenico Doria edificò nel 1488. In tale recinto che aveva quattro torri e misurava ai lati cento passi gli onegliesi nelle memorande giornate del settembre 1649 chiudevano gli spagnoli invasoti obbligandoli alla resa. E fu sul declinar del secolo XVII che questo luogo divenne convento e chiesa di San Francesco da Paola l’uno e l’altra abbattuti quando nel 1890 nuovi piani edilizi attuava la città”.
Analogamente al pozzo del caruggio dei muli, la lapide, molto cara agli onegliesi, avrebbe bisogno di un deciso intervento di restauro, come accaduto di recente per molte altre lapidi presenti in città.