Le rivendite di tabacchi sono state autorizzate da subito a tenere aperto in quanto considerate tra quelle essenziali anche nel periodo più buio e stringente della lunga quarantena.
Tutte hanno comunque segnato il passo, alcune hanno tenuto aperto solo mezza giornata, altre non hanno proprio aperto per qualche settimana lasciando solo i distributori automatici a disposizione dei fumatori, la maggioranza invece ha cercato di resistere pur rinunciando al 60-70% dei normali incassi, cali determinati in primis dal minor numero di gente del posto in giro ma anche dal divieto di ingresso in Italia dei francesi, un fattore che costituisce una fetta importante del mercato di frontiera. Un pacchetto di sigarette a Mentone costa il doppio di quello che è il prezzo a Ventimiglia e nonostante qualche restrizione che limita la quantità di acquisti per una sorta di protezionismo e non farli diventare oggetto di contrabbando, i francesi hanno sempre comprato stecche di sigarette e pagato fior di euro con le carte di credito.
Dal prossimo 3 giugno sembra proprio che finalmente le frontiere italiane si potranno riaprire anche al transito senza autocertificazione, allentando una tensione che per molti è stata causata da una serie di rigide disposizioni contro la diffusione del Covid-19.
Chi ha goduto di questa situazione sono stati i tabaccai francesi di frontiera, quelli di Mentone soprattutto che hanno ricevuto una boccata d’ossigeno dai divieti di transito mentre quelli italiani hanno segnato il passo, in particolare quei due lontani dai centri abitati e che vivono soprattutto con gli acquisti dei transalpini.
A Latte la rivendita di sigarette è all’interno di un supermercato che vende anche generi alimentari, ha un bar e un’edicola. “Di francesi per ora non se ne vedono – dicono – abbiamo solo la nostra clientela italiana e anche se ho sentito dire che i francesi nel periodo del confinamento hanno aumentato il consumo di sigarette non le hanno certo comprate da noi in Italia”.
“Adesso speriamo che le frontiere riaprano presto anche perchè noi qui non vendiamo solo tabacchi. Per il momento – confermano – nessun francese all’orizzonte, li stiamo aspettando”.
È persino peggiore la situazione nella rivendita che si trova proprio a poche decine di metri dalla frontiera di Ponte San Ludovico.
“Il nostro lavoro – confermano – si rivolge quasi esclusivamente ai francesi, non c’è passaggio se non di quei pochissimi autorizzati che riescono a superare i severi controlli imposti dall’emergenza sanitaria. Possiamo dire che il volume d’affari è crollato a quasi zero, se qualcuno riesce ad attraversare e si compra una stecca di sigarette noi non sappiamo se è o non è italiano”.
Fa un po’ rabbia sapere che dall’altra parte della Francia, alla frontiera con la Spagna, i controlli da lunedì 11 maggio si sono molto allentati e una lunghissima coda di persone a piedi, distanziate e pazienti, si è subito formata per poter fare scorta di sigarette e anche di qualche genere alimentare superando senza problemi il confine di Le Perthus.
“Al mattino qui ci sono sempre code per entrare in Francia – dicono – a volte lunghe e a volte meno, e sono italiani che vanno soprattutto a lavorare a Monaco. Per tutti, per i frontalieri e per noi che abbiamo subito un crollo del lavoro, sarebbe meglio che si allentasse la situazione il prima possibile”.