“Il cosiddetto ‘ristoro’ (sorta di reddito di cittadinanza d’impresa, ancora indeterminato negli importi e nelle coperture), è un concetto inconciliabile con la cultura imprenditoriale, fatta di assunzione di responsabilità e margine di rischio a fronte di capacità personali. La logica del ristoro ne lede la dignità ed il valore. Gli imprenditori si assumono il rischio di impresa, ma non sono scellerati, chiedono di poter lavorare con attenzione e rispetto massimi per la sicurezza e la salute delle persone, che siano familiari, collaboratori, amici, clienti o fornitori”. Così la Confartigianato di Imperia interviene dopo i nuovi provvedimenti Governativi legati all’emergenza Covid-19 che hanno disposto chiusure parziali o totali di alcune attività.
“Ad aprile è stato fatto un patto tra Governo e imprese che prevedeva, a fronte dell’assunzione di responsabilità, nell’applicazione dei protocolli e di investimenti da parte delle imprese, la garanzia da parte dello Stato, dell’apertura delle attività. Non è comprensibile per gli imprenditori la chiusura di oggi, dopo che sono stati adottati i protocolli sanitari stabiliti dalle autorità e sono stati sostenuti i relativi costi rilevanti per applicarli. Tutto questo quando i contagi, come rilevato dalle autorità sanitarie, avvengono al di fuori dei luoghi di lavoro.
Purtroppo negli ultimi venti anni l’Italia e l’Europa hanno depauperato il proprio sistema di protezione. I continui e crescenti tagli al settore sanitario lo hanno reso inadeguato ad affrontare una pandemia. Ma oggi siamo nuovamente in emergenza e in questo preciso momento rivangare gli errori passati non fornisce soluzioni immediate, ma se vogliamo un futuro migliore sarà necessario ripensare le logiche alla luce degli errori commessi.
Oggi siamo finiti ancora in un vicolo cieco, che ha radici in decenni di tagli alla sanità e in una decadenza del senso della rappresentanza politica, incapace di attuare politiche efficaci ma capace di sfornare decreti umorali che vanno dietro al consenso invece che concentrarsi su una vera programmazione e pianificazione di quelli che sono i fabbisogni. Come ad esempio i DPCM che riceviamo alla sera o nei giorni festivi negli ultimi tempi. Arrivano calati dell’alto, definiscono genericamente cosa si può o non si può fare, non tengono conto delle modalità con cui si manifesta la pandemia e delle diverse realtà territoriali e operative. I controlli vengono fatti a singhiozzo e le pesanti ripercussioni sul piano economico sono “tamponate” con la previsione di ristori indefiniti. Le previsioni sulla tenuta sociale forse neanche valutate.
Nel frattempo è in ballo la salute della popolazione più fragile, come ci ripetono da mesi stuoli di scienziati in contraddizione tra loro, che è garantita innanzitutto dallo scrupoloso rispetto dalle norme igienico-sanitarie, ma anche dalla tenuta economico-sociale.
Allora è necessario valutare i rischi principali reali, quindi diciamo la verità – conclude la Confartigianato di Imperia – eseguiamo i controlli necessari, evitiamo di scatenare il panico e l’isteria collettiva e manteniamo i patti”.