Dall’annuncio di ieri sera del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sono tanti i dubbi che si stanno creando su cosa si possa o non si possa fare in questi giorni in cui l’Italia è “bloccata”.
Per dare una battuta d’arresto ai casi di contagio che negli ultimi giorni stanno aumentando in maniera preoccupante, ma ancora gestibile, l’intero territorio nazionale è da considerarsi “zona protetta”; le disposizioni da attuare sono quindi quelle già attive in Lombardia e in altre province del Centro-Nord Italia.
Tra i principali dubbi ci sono quelli inerenti al divieto di spostamento, se non per ragioni di comprovata necessità, e l’ormai famosa autodichiarazione (SCARICA IL PDF). Quest’ultima serve appunto per provare il bisogno di spostarsi sul territorio nazionale uscendo dal proprio comune di residenza.
Questo può avvenire principalmente per ragioni di lavoro, di cure sanitarie, per fare la spesa, o per tutte quelle necessità non procrastinabili. Un esempio potrebbe essere dover accudire un familiare. Chi si trova fuori casa potrà raggiungere il suo indirizzo di residenza o domicilio senza problemi.
A controllare gli spostamenti e le autocertificazioni saranno la Polizia Stradale, i Carabinieri e la Polizia Municipale.
Nelle stazioni dei treni sarà la Polizia Ferroviaria a controllare i passeggeri e le autodichiarazioni. Negli aeroporti anche sarà necessario esibire il foglio insieme ai documenti di viaggio.
L’autocertificazione sarà poi sottoposta in via postuma a verifica di veridicità. In caso di spostamento immotivato fuori dal proprio Comune di residenza possono scattare sanzioni pecuniarie anche pesanti e fino al carcere.
Il documento deve essere stampato, compilato e pronto all’uso in caso di richiesta. Esserne sprovvisti, però, non equivale a commettere qualche violazione: secondo la direttiva già citata sopra, l’autodichiarazione può essere “resa anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia”.