“Non bastassero cinghiali, caprioli, corvidi e storni a fare man bassa delle nostre coltivazioni, sempre più spesso ad appropriarsi indebitamente della raccolta sono altri animali, bipedi e implumi: o in altre parole, ladri”. Utilizza l’ironia Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria, per richiamare l’attenzione su un problema sempre più preoccupante: “I furti in campagna sono un fenomeno più diffuso di quanto si pensi, i casi sono molteplici e non fanno distinzione di prodotto: dai fiori recisi, alle produzioni orticole e alle olive”.
Negli ultimi sei mesi sono state più di 50 le segnalazioni agli uffici Cia Liguria, e 15 le denunce presentate agli organi di polizia. Non meno di 300 i quintali di olive spariti, qualche decina i quintali di ruscus e verde ornamentale, migliaia le teste di carciofo, 700 delle quali giusto pochi giorni fa in appena tre aziende dell’albenganese. Questo il quadro che si delinea per effetto dei furti in campagna.
Furti che, nella gran parte dei casi, non riguardano semplici “sbandati”, magari mossi dalla fame, ma vere e proprie organizzazioni criminali che hanno scorto in questa attività illegale un’ulteriore forma di arricchimento indebito. “Se come abbiamo ragione di credere, le cose stanno in questo modo – denuncia Alberto – non escludiamo che a completare il cerchio ci siano operatori economici che, senza troppi scrupoli, accettino di immettere sul mercato prodotti di dubbia provenienza”.
Ripetute sono state, a questo proposito, le segnalazioni della Confederazione Agricoltori alle autorità di pubblica sicurezza e alle prefetture, che hanno indotto le forze dell’ordine a porre una maggiore attenzione sul fenomeno per quanto, finora, con scarsi risultati. “Anche in considerazione dell’oggettiva difficoltà nel controllo preventivo, dovuta alla tipologia e alla dispersione delle attività da proteggere, è ormai indispensabile affiancare alle misure tradizionali quelle consentite dalle nuove tecnologie. Ad esempio – propone il presidente di Cia Liguria – un’arma in più a disposizione degli agricoltori potrebbe essere l’installazione di sistemi di videosorveglianza all’ingresso delle viabilità poderali, o comunque in punti strategici per l’ingresso ai fondi agricoli, per affrontare il problema a monte. A valle, invece, serve una più stretta verifica della tracciabilità del prodotto“.
“Per essere efficaci e accessibili al maggior numero di imprese – conclude Alberto – questi interventi andrebbero contemplati tra le misure di sostegno volte ad accrescere complessivamente la sicurezza pubblica e privata, funzionale a molteplici situazioni di pericolo effettivo o potenziale. Per questo chiediamo che anche le aree rurali vengano comprese nei programmi di prevenzione, al momento della loro predisposizione”.