attività valle impero, chiusura alle 18
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Avevano superato il primo lockdown “sensa fa tantu sciarattu”, come si dice da queste parti, ma rimboccandosi le maniche e rigettandosi a capofitto nel lavoro. Una filosofia di vita che caratterizza la valle Impero e l’entroterra tutto.

Una valle troppo spesso un po’ dimenticata che ora teme fortemente per le proprie attività che ancora resistono e animano un territorio restio nell’offrire occasioni.

Il nuovo dpcm impone la chiusura alle ore 18 anche qui. Orario in cui i contadini tornano dalle campagne, i cacciatori dalla battuta a San Giacomo o alla Colla e limitrofe per tordi o colombi, i ristoranti e i bar si animano.

Abbiamo incontrato alcuni esercenti di Chiusavecchia, Borgomaro e della sua frazione San Lazzaro Reale per raccogliere opinioni, preoccupazioni, ma anche voglia di resistere:
“Per noi nell’entroterra diventa ancora più difficile – spiega Marco Agnese della Trattoria Nazionale. Lavoravamo il sabato sera e la domenica. È andata bene che non ci hanno fatto chiudere anche la domenica perché sarebbe stato un disastro. Il nostro non è più un lavorare, ma un sopravvivere”.

“Avevamo impostato il nostro bar sull’aperitivo e dunque la chiusura alle 18 ci mette un po’ in difficoltà perché corrisponde all’orario in cui la mia clientela arrivava – dice Alessandra Rovelli del Caffè del Borgo”.

“La chiusura alle 18 ci sta causando tanti problemi – aggiunge Maurizio Multari della Pizzeria Brasserie Da Linda. A quell’ora lì si lavorava bene con quelli che avevano finito la giornata in campagna o la caccia. Adesso invece una buona parte del fatturato se ne va”.

Non si nasconde poi la paura di un secondo lockdown:
“La paura è proprio che si arrivi a quello – sottolinea Agnese. Questa volta se non arrivassero gli aiuti promessi dallo Stato credo che più la metà di noi non riuscirebbe più ad aprire”.

“Quella sarebbe la mazzata finale – evidenzia Multari. Bene o male qui nei paesi riusciamo a cavarcela rispetto alle città con affitti più bassi e alcune tasse meno costose, ma una nuova chiusura totale sarebbe veramente una catastrofe anche perché ci aspettano sei mesi davanti prima di arrivare a maggio”.

Proprio a Borgomaro una delle poche strutture ricettive consolidate, il Relais del Maro, ha dovuto chiudere in anticipo nonostante le prenotazioni fino a fine mese. Il motivo? Non ha a disposizione un servizio di ristorazione e dunque i clienti sarebbero rimasti senza cena se non con lo scomodo asporto.