Fiori, sfere, piramidi. Sono solo alcune delle forme che è possibile realizzare grazie alla lavorazione delle foglie di palma, tecnica artigianale che si basa sull’uso di foglie di palma recise e intrecciate tra di loro.
Un’arte antica, legata alla fede cristiana, che affonda le sue origini proprio nella terra del ponente ligure. Era il 1586 quando papa Sisto V ordinò che fosse innalzato un grande obelisco in piazza San Pietro. Il lavoro, affidato all’architetto Domenico Fontana, presentava gravi difficoltà; per questo motivo, il giorno in cui l’obelisco venne innalzato, fu ordinato alla folla presente e agli operai di mantenere il silenzio. L’obelisco era quasi a posto quando si videro le funi surriscaldarsi pericolosamente, con il rischio che prendessero fuoco. Il monolito sarebbe caduto rovinosamente a terra, quando, nel gran silenzio, si sentì urlare: “Daghe l’aiga ae corde!” (acqua alle funi!). Il consiglio fu seguito subito dagli architetti con ottimo risultato. A sventare il pericolo era stato il capitano Benedetto Bresca, marinaio ligure, che sapeva bene che le corde di canapa si scaldano per la frizione degli argani e inoltre si accorciano quando vengono bagnate. Bresca fu subito arrestato, ma Sisto V come ricompensa, invece della punizione, gli diede larghi privilegi, tra cui il diritto, per sé e per i suoi discendenti, di fornire alla Chiesa di San Pietro le palme per la Settimana Santa.
Nel borgo di Cervo, la tradizione viene portata avanti, ancora oggi, dalle associazioni Cumpagnia du Servu e Pro Arte. A insegnare le tecniche manuali d’intreccio è il maestro Roberto Messico, che dal 2014 organizza corsi nei mesi di febbraio e marzo, in modo da preparare i cosiddetti ‘parmueli’ per la domenica delle palme.