mario mori martedì letterari

Domani, lunedì 29 luglio, alle ore 21:00, nella Sala Privata del Casinò di Sanremo, nell’ambito dei Martedì Letterari, ciclo “La Cultura della Legalità”, il Generale Mario Mori presenta il volume “M.M. Nome in codice Unico” (La Nave di Teseo). Partecipa il Col. Giuseppe De Donno. Il Generale Mario Mori e il Colonnello Giuseppe De Donno hanno firmato insieme il libro “La verità sul dossier Mafia-Appalti: Storia, contributi, opposizioni all’indagine che avrebbe potuto cambiare l’Italia” (Piemme Edizioni). Ingresso libero.

“L’ho imparato sulla mia pelle: il mondo non è ingiusto, è solo lento” – Generale Mario Mori.

Da un uomo delle istituzioni che le istituzioni stesse hanno provato a infangare, la verità su sessant’anni di storia italiana, il libro bianco dei misteri della Repubblica.

Il Generale Mario Mori ha vissuto la storia dell’Italia degli ultimi quarant’anni in posizioni chiave: ha conosciuto la violenza del terrorismo e della criminalità organizzata, gestendo i mesi caldi del sequestro di Aldo Moro e dell’omicidio dalla Chiesa. Ha fondato il Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dei Carabinieri, con cui ha combattuto la mafia in Sicilia, ha condotto l’operazione che ha portato all’arresto del boss Totò Riina, ha diretto i servizi segreti, e ha subito un processo ventennale da cui è stato, infine, pienamente assolto in Cassazione. Un uomo di Stato finito in una persecuzione giudiziaria e mediatica che ne fanno il “caso Dreyfus” italiano. Per la prima volta, Mori racconta in prima persona i principali eventi di questo percorso, espone la sua verità e svela molti segreti italiani: dalle infiltrazioni nella colonna romana delle BR ai fondi neri del SISDE, dai retroscena della lotta alla camorra e alla mafia agli intrecci perversi tra criminalità organizzata, imprenditoria e politica. Prefazione di Giovanni Negri.

Il Generale dei Carabinieri Mario Mori, Prefetto della Repubblica, ha fondato e ricoperto l’incarico di responsabile del ROS, Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri, ed è stato Direttore del SISDE, il servizio segreto civile. Ha operato con il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa nei nuclei speciali antiterrorismo e condotto con successo molte operazioni sotto copertura, tra cui la cattura del boss mafioso Totò Riina.

Il Generale Mario Mori e il Capitano Giuseppe De Donno sono stati protagonisti in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, e il loro impegno investigativo ha dato risultati straordinari. Eppure, sono noti al grande pubblico soprattutto per il processo sulla presunta “Trattativa Stato-mafia”, concluso con la loro completa e definitiva assoluzione. Oggi, finalmente, possono raccontare cosa c’è dietro la persecuzione giudiziaria e mediatica che hanno subito: il “Dossier Mafia-Appalti”. Dopo intense indagini, l’informativa fu preparata dai Carabinieri del ROS, guidati da Mori e De Donno, e consegnata nelle mani di Giovanni Falcone, che le attribuì un’enorme importanza. Ma nella magistratura siciliana ci fu qualcuno che frenò a più riprese e poi archiviò senza giustificazioni la pista, ancora tutta da percorrere, che stava svelando il vero volto della mafia. Uno sconvolgente sistema corruttivo istituzionalizzato che, in tutta Italia, depredava le risorse pubbliche a vantaggio di selezionate cricche di politici e imprenditori, e di cui Cosa Nostra rappresentava il braccio armato. Paolo Borsellino credeva che l’inchiesta Mafia-Appalti fosse all’origine della morte di Falcone, ed è molto probabile che anche la strage di via D’Amelio (con il relativo depistaggio) sia da attribuire al dossier del ROS dei Carabinieri. Antonio Di Pietro ha riconosciuto il suo stretto e inquietante legame con Mani Pulite. Oggi, finalmente, il pubblico italiano può conoscere la verità su un’inchiesta che non doveva proseguire, nel racconto documentato e coinvolgente di due protagonisti che hanno pagato un prezzo altissimo. Attese da anni, le testimonianze di Mori e De Donno sui fatti dei primi anni Novanta si leggono come un romanzo poliziesco. E faranno discutere, indignare, tremare: perché è tutto vero.

Giuseppe De Donno, già Colonnello dei Carabinieri e membro di spicco del ROS, è stato in prima linea nella lotta alla mafia nei primi anni Novanta. Uomini di fiducia di Falcone e Borsellino, a loro si devono alcuni dei principali successi investigativi nella lotta alla mafia dei primi anni Novanta, su tutti la cattura di Totò Riina. Insieme lavorarono al “Dossier Mafia-Appalti” e insieme hanno subito un processo per la presunta “Trattativa Stato-mafia”, da cui sono usciti pienamente assolti dopo anni di accuse infondate e assalti mediatici.

Il 30 luglio, alle ore 21:00, nel Teatro, nell’ambito del ciclo “Letteratura e Musica”, il Tenore Fabio Armiliato presenta l’opera “Una vita in canto” (Alchimia della Musica Edizioni De Ferrari). Percorso autobiografico tra didattica, misticismo e carriera di un tenore alla ricerca di se stesso attraverso il canto. Partecipa il soprano Fiorella Di Luca. Accompagna al piano il Maestro Leonardo Ferretti Gallino.