“Per la prima volta ieri il direttore generale dell’ASL1 dott. Luca Stucchi ha parlato ufficialmente del tentativo in corso dell’ASL1 di aprire una Casa della Comunità all’ospedale Saint Charles di Bordighera. Il dott. Stucchi ne ha parlato in occasione della sottoscrizione del protocollo d’intesa per la nuova Casa della Comunità a Ventimiglia prevista nel contesto di attuazione del PNRR”, commenta la consigliere comunale di minoranza a Bordighera Mara Lorenzi.
“Quali cittadini di Bordighera e quali rappresentanti dei nostri concittadini, non possiamo non essere compiaciuti dell’intenzione dell’ASL1 di usare efficientemente tempo, strutture, e risorse umane che faranno iniziare da Bordighera la nuova era delle Case della Comunità sul nostro territorio”, continua. “Tempo perché la Casa della Comunità di Ventimiglia avrà una sede solo dopo la ristrutturazione e adattamento dell’ex-deposito ferroviario Eiffel. Strutture perché al Saint Charles c’è spazio inusato nella nuova palazzina ambulatoriale della Dialisi, e ci sono Radiologia e Laboratori funzionanti. Risorse umane perché il progetto per una Casa della Comunità a Bordighera è nato dalla disponibilità che un folto gruppo di medici di famiglia basati a Ventimiglia, Vallecrosia, e Bordighera ha dato da tempo all’ASL1 per far partire un progetto pilota. Il dott. Silvio Falco aveva molto creduto a questo progetto, e siamo grati al dott. Stucchi di aver deciso di accelerare l’utilizzo del Saint Charles per dare servizi alla popolazione nelle more dell’affidamento ai privati. Il nostro gruppo aveva auspicato lo sviluppo di una Casa della Comunità al Saint Charles fin dal 21 giugno 2021, e nell’aprile 2022 avevamo presentato con il collega dott. Trucchi una mozione al Consiglio Comunale di Bordighera per render nota l’aspettativa di questo sviluppo (vedi pubblicazioni del 22 aprile 2022)”.
“Le dichiarazioni del dott. Stucchi aprono un capitolo da sviluppare in altro momento, ma su cui fare fin d’ora un cenno per l’importanza cruciale che avrà per le Case di Comunità e tutta la medicina territoriale: la necessità di infermieri con le competenze di Master in Famiglia e Comunità”, specifica Lorenzi. “Da direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Master offre a infermieri giovani che già abbiano una congrua esperienza ospedaliera, un corso di studi universitari che include tirocinio pratico negli studi medici ambulatoriali e al domicilio delle persone oggetto di cure. Quindi forma infermieri con la capacità di decisioni e interventi articolati e indipendenti che possono alleviare la domanda sul tempo dei medici. Uno dei problemi da affrontare è che attualmente diversi dei nuovi laureati con il Master (corso ospitato anche nelle strutture dell’ASL1) vengono riassorbiti per carenza di personale nei servizi ospedalieri da cui provenivano. La “liberazione” dai precedenti ruoli ospedalieri permetterebbe il pieno utilizzo e valorizzazione nell’ambito della medicina territoriale. O anche in ruoli ospedalieri che abbisognano di tramite attivo con il territorio; ad esempio nei Punti di Primo Intervento, soprattutto quando affidati come a Bordighera a medici di cooperativa scarsamente inseriti nelle realtà locali”.
“Il problema non è banale perché in Italia mancano attualmente 60.000 infermieri. Ma come sempre le soluzioni si evolvono dall’impegno di tutti, anche sui fronti più piccoli delle ASL periferiche”, conclude la consigliere comunale.