Prosegue inarrestabile la spirale di violenza nelle carceri italiane, dove non passa giorno in cui non si registrino da un lato gli episodi violenti ed eventi critici e dall’altro le richieste di urgenti provvedimenti da parte dei rappresentati sindacali SAPPE dei poliziotti penitenziari.
L’ultimo grave evento è accaduto, come riporta il segretario regionale del SAPPE della Liguria Vincenzo Tristaino, nella casa circondariale Valle Armea di Sanremo: “Continuano le aggressioni da parte dei detenuti nei confronti della Polizia Penitenziaria in Liguria. Questa volta è il personale in servizio a Sanremo ad aver vissuto ore da incubo: nell’odierna giornata presso la casa circondariale di Sanremo un detenuto di origini tunisine sottoposto all’isolamento, senza alcun apparente motivo è andato in escandescenza aggredendo cinque poliziotti penitenziari, i quali venivano attinti da numerosi pugni, calci. Uscito dal passeggio colpiva un agente che riusciva comunque a divincolarsi e lanciare l’allarme, sopraggiunti altri operatori di Polizia rientrava in cella in apparente tranquillità ma poco dopo iniziava a distruggere gli arredi del locale. Si è quindi barricato all’interno del bagno, costringendo all’intervento dei poliziotti, che pure rimanevano feriti. È riuscito a dare forti pugni e calci ai colleghi intervenuti, tanto da lussare una spalla ad un agente ed a procure lesioni ad altri quattro rimasti feriti, e accompagnati al pronto soccorso per le cure del caso. Le carceri della Liguria stanno vivendo ormai da tempo momenti di grande difficoltà nella gestione dei detenuti. Sono continue le aggressioni al personale che si verificano senza che vi sia un intervento da parte degli organi superiori. A Sanremo mancano sottufficiali del Corpo e c’è eccessiva tolleranza quando accadono questi gravi fatti”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti di Sanremo e denuncia: “La situazione è sempre più critica a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.
Per Capece e Tristaino, “quanto accaduto a Sanremo dovrebbe far capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.
Capece, segretario generale del sindacato, sottolinea infine che a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziaria, moltissime persone con problemi psichiatrici sono ristrette nelle carceri del Paese e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi critici come quelli accaduti a Sanremo: “Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”.