“L’episodio risale a mercoledì scorso, un detenuto di origini magrebine, ristretto nel carcere di Imperia al 1° piano, ha tentato di togliersi la vita, tramite impiccagione, all’interno della propria cella, salvato in extremis quando era appeso alle grate della finestra, solo grazie al tempestivo, immediato e coraggioso intervento degli agenti penitenziari si è impedito che si realizzasse l’insano proposito”, così il segretario regionale della UIL PA penitenziari della Liguria, Fabio Pagani, racconta quanto accaduto all’interno del carcere di Imperia.
“Un detenuto classe 2001, magrebino, giudicabile per reati di rapina in concorso è stato salvato da morte certa, ora ricoverato presso Ospedale Imperia Camera di Sicurezza. Non possiamo affidarci solo alla Polizia Penitenziaria, alla fortuna, occorrono uomini e mezzi, può succedere di tutto”, informa il segretario regionale.
“Se il DAP non implementa l’organico bisognerà, gioco forza, rivedere le assegnazioni di poliziotti penitenziari negli Uffici e nei servizi complementari. Benché anch’essi siano essenziali alla vita dell’istituto in questo momento è preminente rinforzare le prime linee. Vogliamo ricordare che a Imperia l’organico previsto dal decreto ministeriale dovrebbe essere di 67 unità di Polizia Penitenziaria, ne sono, invece, effettive 50. Alla fine per garantire i servizi operativi essenziali restano poche unità. Troppo poche! Assolutamente inadeguate a garantire i livelli minimi di sicurezza, ancor più in considerazione – continua Pagani – che attualmente sono ristretti 69 detenuti in una struttura che potrebbe al massimo contenerne 53”.
“Complimenti alla Polizia Penitenziaria di Imperia! Sovraffollamento detentivo, deficienze organizzative, strumentazioni e tecnologie inadeguate e organici carenti per tutte le figure professionali, solo alla Polizia penitenziaria mancano 18mila unità. Servono misure emergenziali e parallele riforme strutturali che reingegnerizzino l’architettura dell’esecuzione penale e, in particolare, quella carceraria. Il Governo passi dai proclami ai fatti, non c’è più tempo”, ammonisce Pagani.