Botte, umiliazioni e frattaglie invece del cibo: questo l'incubo nei CAS di Sanremo e Vallecrosia
play-rounded-outline
04:39

È scattato questa mattina all’alba il blitz della Guardia di Finanza, il culmine di una lunga indagine, che ha svelato il criminoso giro di affari dietro la gestione di due CAS in Provincia di Imperia da parte della cooperativa di Cuneo “Caribu”: il centro straordinario di accoglienza migranti di Pian della Castagna a Sanremo e il centro di Vallecrosia.

Quattro arresti e sequestri per 1,3 milioni. Gli accusati si appropriavano di gran parte dei fondi che la Prefettura di Imperia erogava per la gestione quotidiana di circa 120/130 migranti, dichiarando un numero di ospiti dei C.A.S. superiore a quello reale e sovrafatturando i costi.

A finire in manette sono stati i soci occulti e gestori reali della cooperativa: Gianni Morra (capo del sodalizio criminale), la compagna Emanuela De Mita che intratteneva i contatti e i rapporti con la Prefettura di Imperia, l’avvocato torinese Guido Tabasso, e Antonella Morra, sorella di Gianni. I primi due sono stati arrestati a Sanremo, gli altri a Torino.

“Abbiamo scoperto un sistema collaudato e molto complicato. I richiedenti asilo venivano gestiti con metodi truffaldini e contrari a quello che dovrebbe essere il senso di umanità delle cooperative onlus,” commenta il Procuratore Aggiunto di Imperia, Grazia Pradella, che ha guidato l’indagine.

“Fra i metodi per risparmiare – aggiunge il procuratore – vi erano sovrafatturazioni e la dichiarazione di un numero di ospiti superiore al reale. Inoltre si risparmiava sui vari servizi come la pulizia, si sfruttava il lavoro dei migranti stessi e abbiamo portato a galla trattamenti fisici e psichici inaccettabili. Il Gip dice che gli ospiti ‘venivano trattati come bestie’. Per fare un esempio venivano somministrate frattaglie durante i pasti. Cibo che molti non darebbero neanche ai propri gatti.”

A chi si ribellava, si sente in un’intercettazione effettuata dalle Fiamme Gialle, erano riservate botte e umiliazioni.

Le ipotesi di reato sono: associazione a delinquere, truffa in erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, autoriciclaggio e aggiudicazione illecita della gestione dei centri.

La dottoressa Pradella spiega: “Il servizio non doveva essere affidato a questa cooperativa che non era in possesso dei requisiti. Non è stato fatto un bando pubblico, ma c’è stato un affidamento diretto.”

Proprio per quest’ultimo motivo tra gli indagati c’è anche Alessandra Lazzari, al tempo dei fatti vice prefetto di Imperia, ora in servizio alla Prefettura di Torino. Insieme a lei oltre agli arrestati sono indagati anche due commercialisti piemontesi.

“Sulla questione mi riservo di compiere tutti gli accertamenti che si renderanno opportuni. Certo è che sono mancati, quantomeno in parte, i controlli. Alcune fatture venivano rimborsate 6-7 volte. Quando la struttura aveva in carico 38 migranti ne dichiarava 81 con l’appropriazione del relativo costo,” conclude il procuratore.

Un’indagine che stando alle prove e alle intercettazioni ha portato a galla frodi, botte e umiliazioni, condizioni non umane per gli ospiti dei due Cas. Un’indagine partita per un fattore casuale.

Si è trattato di un colpo fortuito a seguito di un’altra indagine. Stavamo ascoltando delle persone e sono emersi dei segnali che ci hanno fatto approfondire la vicenda. L’indagine è partita pochissimi mesi dopo l’avvio dell’attività truffaldina e, ci tengo a sottolineare, abbiamo recuperato i soldi che sono stati sottratti alla comunità,” spiega il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Alfonso Ghiraldini.

Alla conferenza stampa di questa mattina durante la quale sono stati resi noti i dettagli della vicenda erano presenti anche il Procuratore Capo Alberto Lari, il Capitano della Compagnia Gdf di Sanremo Luana Pelagalli, e la dottoressa Francesca Buganè Pedretti che ha affiancato la dottoressa Pradella.