Il “Caso Sindoni”, attenzione, non “Sindona” l’ex potentissimo capo della P2. Per capirci meglio e non creare confusione parliamo, anzi scriviamo del “Giallo del vicesindaco di Sanremo”, nonché assessore al Turismo, avvocato Alessandro Sindoni, delle sue clamorose dimissioni che hanno riempito per settimane intere pagine di giornali, intasato i social, tenuto alto il chiacchiericcio nei bar al pari del campionato di calcio che, dopo due anni e mezzo di indagini, denunce, colpi di scena, tensioni, forti imbarazzi e dispiaceri tra le persone per bene, finalmente sono finiti. “Con l’archiviazione del Gip – abbiamo saputo dall’avvocato Sindoni – del tribunale di Imperia, dott. Paolo Luppi, per me, mio padre Ninetto, mia madre, mia moglie, tutti i miei famigliari ed amici veri è finita la nostra Via Crucis. Un vero e proprio incubo. Nessuno ha mai dubitato della mia onestà, tutti eravamo certi che presto la verità sarebbe venuta a galla. È stata molto dura”.
L’ex vicesindaco è sereno, ma provato. Azzardiamo: si è dimesso quasi subito spontaneamente, nonostante questo molti hanno avuto da dire, si è sentito tradito, chi lo ha lasciato solo, chi lo ha abbandonato tra la sua maggioranza, si è sentito umiliato? L’avvocato Sindoni, classe 1977, tace, ma i suoi occhi parlano ed urlano “sì”. Non fa nomi, non ce n’è bisogno, li conosciamo. E come noi molti sanremesi, politici, pubblici amministratori, imprenditori, commercianti, uomini, donne, cittadini comuni che hanno seguito questa delicata, strana, per certi aspetti surreale vicenda. Ricca anche di ingenuità, forse di scarsa esperienza dei vizi (tanti) e virtù (poche) dei palazzi comunali, provinciali, nazionali. Più si sale, più aumentano sorprese e voltagabbana. Crescono ego, ambizioni sovente ottenute con mezzi anche illegali. Il bene comune s’allontana sempre di più.
Per far capire meglio l’intricata vicenda del “Caso Sindoni-Dimissioni del vicesindaco di Sanremo” pubblichiamo a margine, integralmente le 2 pagine della “Richiesta di Archiviazione” della Procura della Repubblica del Tribunale di Imperia, firmata dal Pubblico Ministero dott. Alberto Lari già il 13 ottobre 2020, proprio nei confronti dell’avvocato Sindoni.
Noi sottolineiamo solo alcuni passaggi. Tra mille se e ma un fatto è certo: non Sindona, ma l’ex assessore al Turismo dimissionario matuziano è stato il primo ed unico nella storia della città protetta da San Romolo e da San Siro che ha avuto la forza di abbandonare, di sua sponte, la prestigiosissima, comodissima, invidiatissima poltrona di “patron” del Festival della canzone. Incontrarsi oggi con Amadeus, ieri con Pippo Baudo, dare del tu a Mike Bongiorno, Gianni Ravera, Domenico Modugno, Nilla Pizzi, Louis Armstrong, Ray Charles, prendere l’aperitivo in via Matteotti o al Royal con Fiorello, Chiara Ferragni, mostri sacri della Rai come il presidentissimo Biagio Agnes, solo per fare qualche nome del passato e del presente non è roba da poco. Basta dire che ci sarebbero, oggi come ieri, frotte di persone che, se non si venisse a sapere, sarebbero pronte anche a vendere la madre pur di raggiungere questo esclusivissimo privilegio.
L’incredibile “Caso Sindoni” nasce dall’intervista di un cronista fatta nel mese di agosto del 2020, all’allora vicesindaco eletto insieme al sindaco Alberto Biancheri. I due s’incontrano nel giardino e nel parcheggio di Palazzo Bellevue, sede comunale. Il giornalista è armato di registratore acceso, non avverte Sindoni. La conversazione dura una quarantina di minuti. Alterna fasi confidenziali, notizie, anche qualche tensione. Viene bene descritta sia nelle decisioni del procuratore Lari che dall’archiviazione firmata ieri dal Gip del Tribunale di Imperia dott. Paolo Luppi: archiviare il procedimento, le accuse, la denuncia, querela, eccetera, presentati dall’avvocato Rovere, difensore del giornalista, per il reato all’art. 612 comma 2 codice penale “minacce aggravate” commesse, iscritto nel registro notizie di reato in data 3/9/2020. I momenti più pesanti, burrascosi, arriverebbero quando il cronista parla di pressioni del vicesindaco al segretario generale Tommaso La Mendola sul concorso per dirigente dell’ufficio Turismo del Comune vinto da un candidato esterno a Palazzo Bellevue. “Se scrivi…ti mangio la casa, sono un avvocato, vivo di quello”. Il giornalista, registra tutto, poi va in redazione e scrive l’articolo.
“Tutto normale, una settimana dopo però – spiega in sintesi Sindoni – il giornalista cambia tutto, mi denuncia con la frase “se fai quell’articolo ti mangio la casa”. Non so cosa gli sia capitato, chi abbia incontrato, sognato”.
Forse sconsigliato? Tutto ed il contrario di tutto. Nei corridoi di Palazzo Bellevue addirittura si sussurra di complotti per fare cadere Tizio, Caio e Sempronio. Un mare di ipotesi. Notizie a tutta pagina sia nelle edizioni locali che nei giornali di tutta Italia. Per esempio la redazione di BergamoNews il 27 agosto 2020 scrive nei confronti di Sindoni “la condanna è unanime, giunge da tutto l’arco politico, dall’Anpi di Sanremo, dall’Ordine dei giornalisti della Liguria, da Rifondazione Comunista, Fratelli d’Italia, il M5S chiede le dimissioni”. I più agguerriti nel ponente sembrano essere l’ex deputato della Lega di Ventimiglia, on. Di Muro, il consigliere comunale di Sanremo avvocato Ventimiglia, l’ex consigliere regionale Iacobucci.
Il Pm e procuratore dott. Lari archivia tutto scrivendo di “inusuale disponibilità di un politico, 40 minuti, parole forti di Sindoni ma comprensibili”, il giornalista “ha teso una trappola”, “ricerca di scoop usando la mia ribalta mediatica”. Al Consiglio di Disciplina Avvocati di Genova arriva da parte del giornalista anche un esposto contro Sindoni. Viene discusso ed alla fine “archiviato per manifesta infondatezza”, nessuna irregolarità. Il giudice tenta infine una mediazione tra i contendenti, il giornalista pare consenziente, Sindoni non è presente, il suo legale, l’avvocato Mager, non ci sta, vuole degli scritti, non teme il processo, chi ha sbagliato deve pagare. Sindoni sussurra “mi hanno fatto troppo male, troppe scorrettezze professionali”.
Alla fine il Gip dottor Luppi, seguendo l’istruttoria del pubblico ministero dott. Lari, chiude le indagini con l’archiviazione di Sindoni: “parole forti, ma comprensibili”.
Che accadrà ora? Cosa farà il sindaco Alberto Biancheri che aveva subito accettato le dimissioni del suo vice? Lo rimetterà al suo posto, alla guida del Festival 2023? Ci sarà qualcuno tra i suoi amici-nemici e colleghi che gli chiederà scusa? Nello sguardo triste, ma vivo dell’avv. Sindoni, si legge il desiderio di tornare alla grande a Palazzo Bellevue. Se non subito al suo posto di assessore alle prossime elezioni del 2024 come sindaco.