“Una situazione che preoccupa molto gli apicoltori – spiega Daniela Ferrante, agronoma di Cia Liguria. – Il miele di erica arborea, il primo miele ligure della stagione, pregiato e per certe caratteristiche apprezzato da pochi, non è stato prodotto, perché così poco da essere lasciato come nutrimento alle api. E non solo: certi apicoltori hanno dovuto anche nutrire artificialmente gli insetti per non farli morire di fame, aggiungendo un’ulteriore spesa. Tornando alle tipologie di mieli non è andata meglio all’acacia, il più conosciuto e commercializzato: perso anche quello. Ci si augura di riuscire a raccogliere almeno un po’ di millefiori e di castagno, poi la stagione è finita”.
Una stagione, quella del 2021, che gli apicoltori liguri definiscono disastrosa.
“La Liguria è caratterizzata dal microclima – prosegue Ferrante – ma quest’anno il freddo lo abbiamo sentito tutti. Le api escono di giorno, col caldo, poi improvvisamente si ha il calo delle temperature e non riescono a fare ritorno nelle arnie. Questi sbalzi sono un danno”.
“È necessario mettere in campo sostegni economici per l’apicoltura – afferma Ivano Moscamora, direttore Cia Liguria. – Al Tavolo Verde abbiamo chiesto di attivare le procedure per la richiesta di risarcimento per danni causati da calamità naturali”.
Ma che cosa succede all’interno di un’arnia? Le api hanno un istinto fortissimo che le porta a lavorare incessantemente: l’ape regina depone le uova e le operaie nutrono le larve e se non c’è abbastanza nutrimento si sacrificano per far nascere nuove api. I primi ad essere eliminati sono i fuchi, i maschi, utilizzati per la sola fecondazione delle regine.
“Le api e tutti gli insetti impollinatori sono fondamentali per il mantenimento della biodiversità – conclude Ferrante – per questo motivo il settore apistico deve essere sostenuto a livello europeo”.