Un mese, giorno più o giorno meno, e sarà Festival di Sanremo. Domani la Rai presenterà il suo protocollo al Cts (Comitato tecnico scientifico) con le linee guida per svolgere un evento in totale sicurezza che può essere garantita solo in assenza di pubblico. Si prospetta dunque un Festival in un Ariston vuoto, esattamente quello che Amadeus disse di non voler assolutamente condurre, senza eventi esterni e senza trasmissioni collegate al Festival in diretta da Sanremo.
Le anticipazioni sull’Ansa riguardo il contenuto del documento Rai si spera possano aver almeno l’effetto di chiudere la bocca di chi al Festival guarda come potenziale cassa di risonanza per le sue esternazioni. Con tutto il rispetto possibile, il Festival non è X-Factor o C’è posta per te o un qualsiasi programma di successo con pubblico, pardon figuranti in studio. Il Festival garantisce un ritorno molto maggiore rispetto a tutto il resto, un divario che solo il calcio in certe occasioni riesce a mantenere in termini accettabili.
Chi rilascia dichiarazioni sulla manifestazione canora è quasi sicuro di leggere il suo nome pubblicato sui media e sui social. Conditio-sine-qua-non: sparare bordate contro e spararle belle grosse. La linea da seguire l’ha tracciata Dario Franceschini, per il momento ancora ministro delle Attività Culturali, che qualche giorno fa ha detto: ‘Il Festival si farà solo in assenza di pubblico. L’Ariston è un teatro e deve restare chiuso come tutti gli altri”. Accontentato.
Da quel momento in poi ognuno si è sentito autorizzato a sputare sentenze, dispensare consigli e addirittura stilare protocolli da seguire sostituendosi ai vertici del nostro Servizio sanitario nazionale.
Bypassando le esternazioni dei rappresentanti di decine e decine di categorie facenti parte del variegato mondo dello spettacolo, l’ultima bordata in ordine di tempo l’ha sparata Enzo Mazza rappresentante della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana). “Facciamo il Festival al Forum di Assago, un evento tv come questo può essere organizzato ovunque” ha detto senza scherzare, dimostrando una preoccupante superficialità riguardo l’intricato intreccio (convenzione, titolarità del marchio, altre dirette tv) che regola i rapporti tra la Rai e il comune di Sanremo.
Mazza ha rincarato la dose, come si dovesse togliere qualche sassolino dalle scarpe, prendendosela con l’Ariston ‘inadeguato, costruito negli anni Cinquanta e già in periodi normali ha mostrato i suoi problemi strutturali (…) Il teatro è sostituibile. Per il pubblico la gara di inediti non è inficiata dalla location che la ospita’.
Il business è l’unica cosa che conta veramente per la Fimi che dice no ad uno spostamento in avanti delle date per evitare il rinvio delle uscite di oltre trenta album che con effetto domino farebbe slittare altre uscite programmate successivamente. E per sostenere con forza questa presa di posizione, quella casta di discografici avrebbe anche stilato un protocollo comportamentale da far adottare ai cantanti durante la settimana festivaliera.