È in provincia di Imperia che si concentra la maggior presenza di strutture agrituristiche a livello regionale, strutture che, a causa della pandemia, hanno subìto perdite fino al 70% (che in alcuni casi hanno raggiunto picchi anche del 90%) e che, ormai da un anno, stanno lottando per sopravvivere strette fra lockdown, misure anti contagio e limiti agli spostamenti, crollo del turismo e blocchi, a singhiozzo, della ristorazione.
È quanto afferma Coldiretti Imperia nel sottolineare la necessità che, anche a livello locale, si intervenga con misure a sostegno altresì della multifunzionalità delle aziende agricole partendo, con una rimodulazione della TARI 2021. Tale richiesta assume maggior rilievo soprattutto laddove per l’annualità 2020, nonostante la precedente richiesta di Coldiretti, non siano state applicate riduzioni o proroghe, così come già previsto nella nota IFEL del 24 aprile 2020. Lo stesso Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL) istituito dall’Anci per assistere i Comuni in materia di finanza ed economia locale, ha infatti ribadito la facoltà degli enti di deliberare riduzioni della Tari per le imprese che siano state costrette a sospendere l’attività o a esercitarla in forma ridotta a causa della situazione di emergenza.
“Le misure restrittive adottate per contrastare il diffondersi dell’epidemia – affermano il Presidente di Coldiretti Imperia Gianluca Boeri e il Direttore Provinciale Domenico Pautasso – stanno determinando una forte contrazione delle attività multifunzionali delle nostre imprese agricole le quali, nonostante tutto, non hanno mai interrotto le attività principali di coltivazione e di allevamento, continuando a garantire la produzione di cibo, pur in presenza di una forte concorrenza di alimenti stranieri sui banchi dei supermercati. L’agricoltura è storicamente il settore a maggiore resilienza, ma occorre dare una mano per affrontare la tempesta, attraverso interventi che consentano a tutti di ripartire. Per superare la crisi occorrono, prima di tutto, misure finanziarie in grado di sostenere la capacità economica e produttiva delle nostre Imprese. La tendenza di alcuni Comuni ad assimilare, ai fini della Tari, gli agriturismi agli alberghi o ai ristoranti è stata recentemente dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato, ed è anche per questo che, più in generale, chiediamo ai Comuni di rivedere e di rimodulare la TARI per queste attività, in quanto dovrebbero tenere maggiormente conto della specificità dell’attività agrituristica, che ha come obiettivo primario quello di recupero patrimonio edilizio rurale, di valutare la stagionalità dell’attività e la minor capacità ricettiva rispetto agli alberghi, legata al numero massimo di pasti e posti letto offerti. Ulteriore elemento, che deve anche essere tenuto in considerazione al fine di riduzioni tariffarie specifiche della tassa, è l’eventuale effettuazione del compostaggio in loco della frazione organica dei rifiuti prodotti.
È altresì importante – concludono Boeri e Pautasso – che, appena la pandemia lo consentirà, si preveda l’apertura in sicurezza delle strutture agrituristiche spesso situate in zone tranquille dell’entroterra, dove, con ampi spazi all’aperto, pochi posti letto e a tavola, è più facile garantire il distanziamento sociale e le misure anti-Covid. È bene non scordare che la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività economiche, si è verificata proprio nelle campagne, con appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrati dall’Inail in Italia, un segno ulteriore di come in campagna, grazie ai grandi spazi disponibili e la mancanza di affollamenti, sia più facile arginare il contagio”.