elezioni

“Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare gli italiani”. Questa frase storica e questo sogno ancora oggi attribuiti da molti erroneamente al conte Camillo Benso di Cavour, coniati, pronunciati invece nel 1800 da Massimo d’Azeglio, patriota, politico torinese, scrittore, pittore, senatore, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna mi sono tornati in mente perché fotografano benissimo la confusione, i colpi di scena, i numeri, l’incredibile realtà che da settimane precedono la campagna elettorale di 9 Comuni della provincia di Imperia. 

Oggi, parafrasando d’Azeglio, “Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare i candidati e gli elettori”. Questa volta il sogno si avvera o resterà chiuso nel cassetto? I comuni imperiesi sono 66. Il 14 e 15 maggio prossimi si voterà in 9 comuni: Imperia capoluogo, Ventimiglia, Bordighera, Vallecrosia, Triora, Montalto Carpasio, Pieve di Teco, Aurigo e Cosio d’Arroscia. Gli abitanti della provincia sfiorano i 210mila. A Cosio d’Arroscia i residenti sono poco più di 170. A far discutere, a far pensare da settimane i residenti, chi ha diritto al voto, giovani ed anziani, uomini e donne, come sempre sono stati soprattutto sussurri, grida, ciapetti da Bar Sport. Dico, non dico, verità, bugie, la roulette di possibili alleanze, di capolista, di chi si candida, di chi vorrebbe, di chi è sicuro, chi ha avuto garanzie anche da personaggi che contano, che dovrebbero pesare a Roma, onorevoli, senatori, assessori regionali, segretari di partito e via cantando. Poi salta tutto, cambia tutto. Traditi all’ultimo miglio.

Soprattutto 2 le domande che si fa la gente.

La prima: oggettiva, riguarda i numeri. I Comuni dove si andrà a votare sono 9. Complessivamente le liste sono 39. I candidati più di 700. Non sono troppi? Ad Imperia capoluogo ben 9 liste e 5 candidati sindaco. A Ventimiglia, poco meno di 23mila abitanti, le liste presentate sono addirittura 16 ed i candidati sindaco 6. Sorgono problemi: vale più il numero, la quantità o la qualità dei candidati? Siano essi sindaci o consiglieri o capi lista. 

Senza offesa per nessuno, un antico, vetusto, illuminante detto contadino recita “più ci siamo più mangiamo”. La fortunata trasmissione di Renzo Arbore su Rai Uno degli anni 2004 ed oltre, invece, visto i tempi, i cambiamenti, consigliava “Meno siamo, meglio stiamo”! Meno, ma buoni, s’intende.  

La seconda: il metodo. È un fatto che queste prossime elezioni di maggio sino ad oggi sono state caratterizzate da colpi di scena, fuochi d’artificio, figuracce, diktat impensabili, alleanze saltate, bandiere e stemmi di partito oscurati. Amicizie inossidabili a rotoli. Prima tanti “sì” poi “no” che lo stesso Jannacci con la sua canzone “Vengo anch’io, no tu no”, se fosse ancora tra noi, diventerebbe muto, bianco come un cencio.

Nei prossimi giorni continueremo a parlarne. Prima di chiudere è doveroso ricordare alcuni alcuni flash di questa incandescente vigilia elettorale. Cominciamo da Ventimiglia, il “caso Scullino”. Uomo di esperienza, ha fatto per 8 anni il sindaco, dato tra i probabili più votati, rischia grosso perché sue liste non sarebbero regolari. È stato annunciato già ricorso al Tar e forse entro la settimana si saprà come finirà questo ennesimo giallo. Ma a far discutere da giorni nella città di confine è se Scullino e Prestileo, da anni coppia non di ferro, ma di acciaio ed oro “ci fanno o ci sono”? “Tano” infatti corre da solo, con le sue 3 liste, Prestileo per la prima volta non è con lui, ma addirittura è “contro” appoggiando 2 liste avversarie con candidato sindaco Tiziana Panetta, avvocato. Anche lei ex collaboratrice di Scullino. Cosa bolle in pentola? Divisi oggi per colpire uniti domani? Nel caso ci fosse ballottaggio con il centrodestra unito, che porta Di Muro, o con il candidato di sinistra e del Pd Sismondini sindaco?

Su Imperia meritano menzione il sindaco uscente e ricandidato per il bis, l’ex pluriministro della Repubblica Claudio Scajola, che si presenta con liste civiche e che ha accolto, preteso, ottenuto la richiesta di alleanza dell’intero centrodestra, però senza simboli, a partire da Meloni (FdI) e Salvini (Lega). Menzione anche per Luciano Zarbano, lista civica, Imperia senza Padroni, colonnello dei carabinieri, ligio al motto dell’Arma “obbidir tacendo”, mortificato dal partito della Presidente del Consiglio. Prima lo aveva spalleggiato come suo candidato sindaco di Imperia, dopo un mese, nonostante suoi dirigenti e personaggi che fanno parte del governo lo abbiano assistito con la loro presenza e partecipazioni a conferenze stampa, presentazione di candidati, lista, simboli, manifestazioni pubbliche varie lo hanno abbandonato. Da gentiluomo Zarbano non ha fatto una piega, anzi ha ringraziato! Molti suoi sostenitori usano invece la parola “rinnegato”. Come San Pietro che, arrestato Gesù, per tre volte al canto del gallo lo rinnegò e per non finire anche lui in prigione disse “io non lo conosco”.