“Che cosa abbiamo fatto al mare?”, nasce da questa domanda l’iniziativa spontanea di un gruppo di amiche di Imperia che, dopo la forte mareggiata dei primi giorni di ottobre, si ritrova sulle spiagge di Oneglia per portare via plastica e rifiuti. Un’idea generata dallo sconcerto per la quantità di spazzatura che, insieme al tantissimo legname, è stata accatastata dalle onde sul tratto di spiaggia che va dal cosiddetto Pennello, alla fine della Spianata, alla Galeazza. Un problema certo non specifico di Imperia: in tutta la provincia si succedono le iniziative di pulizia delle spiagge dopo la mareggiata di inizio ottobre.
“È al gruppo dei Deplasticati di Sanremo che mi sono ispirata quando, sulla mia pagina Facebook, ho postato delle foto del materiale plastico trovato sulla spiaggia e ho lanciato l’idea di trascorrere la pausa pranzo portando sacchi e guanti e raccogliendo il possibile” sono le parole di Alessandra Chiappori, giornalista imperiese impegnata nell’attività di pulizia insieme a Francesca, ottico, e Marta, insegnante. All’appello hanno infatti risposto un paio di amiche che hanno dato il via a una piccola iniziativa di pulizia spiaggia affiancate da qualche raro curioso, appassionato alla causa ambientale e aggregatosi al gruppo per riempire sacchetti. “È incredibile la quantità di materiale che siamo riuscite a raccogliere nonostante fossimo in due o tre – prosegue Alessandra – la prima giornata, quando il mare era ancora piuttosto agitato, ci siamo occupate della parte a ponente del Pennello, producendo tre grandi sacchi di plastica e uno di indifferenziata; la seconda è stato il turno della parte a levante, che ci ha “regalato” altri due sacchi pieni di plastica e uno di indifferenziata, oltre a qualche grande pezzo di polistirolo, ferri e oggetti ingombranti”.
Tra il materiale spiaggiato insieme ai tanti grossi tronchi, a pigne e ricci di castagne che, portando il bosco sulla spiaggia, testimoniano la violenza dell’alluvione nell’entroterra, a dominare è tristemente la plastica. Frammenti più o meno grandi, bottiglie, flaconi e packaging, ma anche grandi quantitativi di polistirolo, residui di lenze, galleggianti e materiale da pesca. “Ci siamo divertite a collezionare suole e scarpe – scherza Alessandra – ne abbiamo trovate in quantità enorme insieme a ciabatte, sandali da spiaggia e zoccoli, testimonianze forse di una stagiona balneare conclusa in modo repentino. Oltre a una bombola del gas completamente arrugginita, abbiamo poi recuperato due grosse taniche di plastica e moltissimi frammenti di tubi, probabilmente protezioni per cavi elettrici, nonché le ormai immancabili mascherine”.
Quel che ha stupito, diventando il simbolo concreto di un problema globale da affrontare con urgenza, è stato il ritrovamento di un flacone di Piolina, un detersivo a base di candeggina prodotto dalla ditta F.lli di Corazza di Imperia, come si legge sulla plastica, un’azienda ormai chiusa da decenni. “Chi si impegna in prima persona per la causa ambientale e fa divulgazione scientifica sul tema della plastica avvisa spesso che, essendo un materiale che non si decompone, la plastica resta nell’ambiente e testimonia a suo modo la storia dell’industria e del marketing – commenta Alessandra – ritrovare sulla spiaggia un flacone di parecchio tempo fa, di una ditta che non esiste più, è stata una triste conferma di quanto sia vero, urgente e pervasivo il problema della dispersione della plastica nell’ambiente, e dunque in mare, dove finisce poi la maggior parte dei rifiuti. Metterci le “mani dentro” come abbiamo fatto noi è una forte presa di coscienza, invita a riflettere sulla sconsideratezza con cui non ci preoccupiamo del nostro pianeta, di casa nostra, ed è un forte messaggio al cambiamento negli stili di vita e nei consumi. Uno dei signori che con entusiasmo ci ha viste raccogliere rifiuti ed è venuto ad aiutarci osservava come sia molto bizzarro che il mare di Imperia, enorme risorsa ambientale ed economica, sia minacciato da un materiale la cui creazione ha le sue radici proprio qui, con il Premio Nobel Giulio Natta”.