Mara Lorenzi, Consigliere d’opposizione per Civicamente Bordighera, interviene con una nota stampa sul Beodo.
“Sto rileggendo due mail ricevute da persone diverse nel giugno 2019. Una inizia così “Le scrivo per sottoporre alla sua attenzione l’annoso e irrisolto problema della pulizia del Beodo, il bel sentiero che aveva affascinato Monet”. L’altra mail dice “Un piccolo promemoria sulle condizioni di assoluto abbandono del sentiero del Beodo, con graminacee e erbacce che ne coprono la metà, proseguendo muretti crollati, etc”. Quasi esattamente un anno dopo, il 7 luglio 2020 ho visto le stesse cose, come testimoniano le fotografie accluse a questo scritto. Dove l’erba è stata tagliata, è rimasta abbandonata sul sentiero. E i muretti a secco mostrano lo sgretolamento dei massi d’argilla, le convessità che parlano della pressione del terreno sovrastante e del rischio di cedimento, e i tentativi di arginare il peggio con qualche cucchiaiata di cemento.
Ma non si tratta solo dell’incuria del sentiero, dell’usura dei muretti, delle infiltrazioni d’acqua nella galleria, della mancanza di illuminazione… Si tratta del non sapere o non ricordare o non vedere – e quindi del non salvaguardare e valorizzare – tutta la storia e la ricchezza che stanno intorno al sentiero. Il sentiero parte dal Centro Storico lungo il percorso dell’antico acquedotto (Beodo, ora sfortunatamente tutto cementato) di Bordighera, e costeggia fasce, orti, il palmeto storico, e guarda il mare fino a che non vira verso Nord nel vallone del Rio Sasso per raggiungere attraverso una zona boschiva la frazione del Sasso.
Ogni qualche metro del Beodo racconta la storia di chi abitava e lavorava in quei luoghi bellissimi, ma è storia sempre più difficile da leggere. Lungo i muretti a monte correva il condotto dell’”Acqua della Salute”, un tubo di terracotta che portava alla città acqua di sorgente dal Montenero quando l’acqua del Beodo era stata per un periodo malsana; ne rimangono solo cocci. Le campagne comunicavano con il mare attraverso frequenti strette discese a gradini che si aprono dal sentiero, ora impervie per rovi e rifiuti. Come è impervia la scaletta chiamata “Scala Santa” che scendeva direttamente al Cimitero. Lungo le fasce soprastanti il Beodo, correva un piccolo sentiero chiamato la Strada delle Gerbine, in parte in territorio che appartiene al Comune. Ma anche l’esistenza di quel sentiero è oggi da indovinare perché sommerso da vegetazione selvaggia.
Una conseguenza grave della mancanza di cure è il rischio di estinzione del Palmeto Storico. Le palme da datteri sono parte della storia di Bordighera da più di 1500 anni, legate all’arrivo dall’Egitto di Sant’Ampelio, che divenne Patrono della Città. Con quello di Elche in Spagna, il palmetto del Beodo è l’unico esempio di palmeto spontaneo nell’Europa Continentale, e a 43º di latitudine Nord è il più settentrionale al mondo. Ma ha sofferto molto durante l’ultimo secolo, e ha bisogno di pulizia e di un ripascimento sostanzioso. Che a sua volta richiede accesso, terreni, e il lavoro sistematico di giardinieri per trapiantare e accudire i germogli che i volontari della “Cumpagnia da Parmura” possono fornire dal vivaio che continuano a mantenere. Si dovrebbe avviare per il Beodo e il Palmeto Storico una richiesta di dichiarazione di Interesse Paesaggistico (D. Lgs 42/2004, art 13 e seguenti) e fare richiesta all’Europa o altri Enti di fondi dedicati.
Per noi tutto questo sarebbe una priorità; ma temo non lo sia per l’attuale Amministrazione, che ha ignorato i bisogni del Beodo lungo i 2 anni del suo mandato, ha ripetutamente respinto nostre proposte per un approccio sistematico al Verde di Bordighera, e ha stanziato poco più di 10.000 euro per la manutenzione annuale dei sentieri della citta (tanti, e tutti bisognosi di manutenzione straordinaria). Ma scriviamo perché c’è sempre la speranza che le cose cambino”.