Lirio Abbate, Carlo Cottarelli, Andrea Vitali sono i protagonisti della stagione estiva dei Martedì Letterari del Casinò di Sanremo.
Riprende l’attività culturale nel Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo nel rispetto del nostro Protocollo Sicurezza ritenuto tra i più esaustivi in termini di misure di contenimento del contagio a beneficio dei dipendenti, della nostra clientela e dei visitatori.
Questi gli appuntamenti a luglio
Il 14 luglio alle ore 21.00 inaugura gli incontri Lirio Abbate vicedirettore de L’Espresso. Presenta in anteprima nazionale il suo nuovo saggio: “U Siccu. Matteo Messina Denaro: l’ultimo capo dei capi” (Rizzoli).
Il 21 luglio alle ore 21.00 Carlo Cottarelli, docente universitario, economista, editorialista, già inserito nel calendario invernale conferma la sua presenza con il libro: “Pachidermi e pappagalli” (Feltrinelli).
Martedì 28 luglio ore 21.00 lo scrittore Andrea Vitali ci riporterà nei mitici anni trenta della sua Bellano con l’atteso: “Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò” (Garzanti).
U Siccu. Matteo Messina Denaro: l’ultimo capo dei capi.
Il ritratto del boss da giovane. Gli anni delle stragi e quelli della trattativa. L’archivio di Riina e i legami politici dei Graviano. La strategia affarista, la rete di piccioli e potere e una latitanza lunga trent’anni.
LIRIO ABBATE, siciliano, è vicedirettore
È il 30 giugno 1988. Un giovane varca le porte del commissariato di Polizia di Castelvetrano, Trapani. Non è un nome noto alle forze dell’ordine, il suo. Il ragazzo, interrogato come persona informata sui fatti per un omicidio, dichiara di essere un agricoltore e di non avere nulla di rilevante da riferire sulle indagini. È molto magro, in paese lo chiamano u Siccu, lo sguardo è segnato da uno leggero strabismo. Sarà quella la prima e ultima volta in cui Matteo Messina Denaro, oggi il latitante più pericoloso d’Italia, incontra gli uomini in divisa. E parte proprio da quel giorno, e dal verbale inedito di quelle dichiarazioni, la ricostruzione della storia, umana e criminale, dell’ultimo dei corleonesi. Lirio Abbate, giornalista in prima linea nella lotta alla mafia, ricompone in queste pagine il complesso mosaico che restituisce il ritratto di un uomo invisibile da più di trent’anni. Ritroviamo qui il giovane amante del lusso e delle donne, l’affascinante eppure goffo fimminaro delle notti palermitane. Incontriamo il volto spietato del killer, dell’esecutore e del mandante di omicidi eccellenti quanto di esecuzioni per banale gelosia. E, soprattutto, inquadriamo il profilo del boss e dello stratega, del mafioso che ha avvallato e curato la scelta stragista di Cosa nostra negli anni Novanta, quando le bombe hanno imbrattato di sangue la Sicilia e l’Italia intera. E poi c’è Matteo Messina Denaro oggi. Il padre, il latitante imprendibile, l’affarista, come lo chiamava Riina. L’uomo che ha portato alle estreme conseguenze la strategia della sommersione di Bernardo Provenzano, che con gli amici Graviano ha stretto legami indissolubili con la politica, l’imprenditoria e la massoneria non solo siciliana; il boss che, forte dei segreti del capo dei capi e dell’aura leggendaria dell’inafferrabile, siede al vertice delle gerarchie mafiose. Dalla lotta per l’abolizione del carcere duro ai rapporti con imprenditori vicini alla Lega, passando per la rete occulta di complici e fiancheggiatori, Lirio Abbate ci spiega perché la cattura di Matteo Messina Denaro è un passo decisivo per sconfiggere Cosa nostra. Non ha mai fatto un giorno di carcere, u Siccu. E dietro le sbarre del 41 bis, come temono gli altri boss, il depositario dei segreti della mafia potrebbe vuotare il sacco.
Lirio Abbate, siciliano, è vicedirettore de “L’Espresso”. Si occupa prevalentemente di attualità, ed è autore di esclusive inchieste su corruzione e mafie. Scrive pure per il cinema e la televisione. Reportèrs sans frontières lo ha inserito fra i “100 eroi dell’informazione” nel mondo. Con Peter Gomez ha scritto I complici (2007), con Marco Lillo I re di Roma (2015), con Marco Tullio Giordana Il rosso & il nero (2019). Per Rizzoli ha pubblicato Fimmine ribelli (2013) e il bestseller La lista. Il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati (2017).
Pachidermi e Pappagalli di Carlo Cottarelli
Questo libro parla di come la realtà economica viene percepita e, soprattutto, di come si voglia farla percepire. Parla di false informazioni che circolano ormai da parecchio tempo e sono considerate verità assolute, fuori discussione: costituiscono, per molte persone, la realtà. Una volta le si chiamava “palle” o “bufale”. Oggi si chiamano “fake news”. Ci sono i pregiudizi sulle banche, che non prestano soldi perché se li vogliono tenere e che ci è toccato salvare con 60 miliardi di soldi pubblici. Ci sono le invenzioni sui tecnocrati, incapaci e corrotti, che ci hanno fatto entrare nell’euro a un cambio sbagliato. Ci sono quelle sulle pensioni, secondo cui i problemi del nostro sistema previdenziale non derivano dall’invecchiamento della popolazione e dal crollo delle nascite, ma dalla perfidia di qualche ministro dell’austerità. E poi ci sono le bugie sull’Europa e sul complotto dei poteri forti, oscure potenze nordiche che vogliono affamare i paesi mediterranei. Spesso le bufale contengono elementi di verità. Però, se vogliamo capire l’economia italiana e quella mondiale, è importante separare la verità dalle esagerazioni create ad arte sui social e anche sui media tradizionali per indirizzare l’opinione pubblica secondo strategie ben definite. A qualcuno, forse, conviene che le cose non cambino. Con un’analisi limpida e schietta, Carlo Cottarelli ci aiuta a distinguere il vero dal falso e a riconoscere le bufale che compromettono la nostra capacità di scegliere.
Carlo Cottarelli (Cremona, 1954), laureato a Siena e alla London School of Economics dopo aver lavorato in Banca d’Italia ed Eni, dal 1988 al 2013 è stato nello staff del Fondo monetario internazionale, dirigendo il dipartimento di Finanza pubblica dal 2008 al 2013. È stato Commissario straordinario per la revisione della spesa, nominato dal governo italiano, dall’ottobre 2013 al novembre 2014. Dopo il ritorno per tre anni al Fondo monetario come direttore esecutivo, dal novembre 2017 dirige il nuovo Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano e insegna all’Università Bocconi, sempre a Milano. Ha scritto numerosi articoli e libri accademici. Per Feltrinelli ha pubblicato: La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare (2015), Il macigno. Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene (2016) e I sette peccati capitali dell’economia italiana (2018).
Andrea Vitali in “Un uomo in mutande. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò” (Garzanti) conduce il lettore in un noir gradevole dove i colpi di scena si incastonano con l’aria di Bellano ferma e tranquilla come il grande lago di Como.
“Movimenti sospetti nella notte a Bellano: forse allucinazioni, forse faccende private, forse non sono reati veri e propri. Forse.
«Un uomo in mutande?» chiese il maresciallo Ernesto Maccadò. Nessuna traccia di sorriso. Anzi, un’espressione che valeva un punto interrogativo.
Il Misfatti l’aveva messa sullo scherzo, ma quello, niente, aveva preteso i dettagli invece di riderci su.
«Si spieghi meglio, appuntato», disse il Maccadò. «Dicevo tanto per…» annaspò il Misfatti. «L’ascolto comunque», insisté il maresciallo”.
“Vitali appartiene a quella categoria di pochi eletti capaci, con la propria penna, di far ritmare l’elettrocardiogramma di ogni lettore” – Il Messaggero.
Andrea Vitali è nato a Bellano, sul lago di Como, nel 1956. Medico di professione, ha coltivato da sempre la passione per la scrittura esordendo nel 1989 con il romanzo Il procuratore, che si è aggiudicato l’anno seguente il premio Montblanc per il romanzo giovane. Nel 1996 ha vinto il premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti. Approdato alla Garzanti nel 2003 con Una finestra vistalago ( premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio Bruno Gioffrè 2004), ha continuato a riscuotere ampio consenso di pubblico e di critica con i romanzi che si sono succeduti, costantemente presenti nelle classifiche dei libri più venduti, ottenendo, tra gli altri, il premio Bancarella nel 2006 (La figlia del podestà), il premio Ernest Hemingway nel 2008 (La modista), il premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante, il premio Campiello sezione giuria dei letterati nel 2009, quando è stato anche finalista del premio Strega (Almeno il cappello), il premio internazionale di letteratura Alda Merini, premio dei lettori, nel 2011 (Olive comprese). Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l’opera omnia e nel 2015 il premio De Sica.
Con Massimo Picozzi ha scritto anche La ruga del cretino. I suoi romanzi più recenti sono A cantare fu il cane e Bello e elegante e con la fede al dito.