Riceviamo e pubblichiamo la lettera piena di preoccupazione di Maria Gabriella Tassara, madre di Carlo Carpi. L’ex candidato sindaco di Imperia e Sanremo sta scontando, nel carcere genovese di Marassi, una condanna a un anno e dieci mesi di reclusione per i reati di stalking e calunnia.
“Sono molto preoccupata – scrive la madre – perché sebbene l’Italia sia colpita da una grave emergenza sanitaria che si manifesta in modo ancora più evidente all’interno delle carceri (dove non è possibile mantenere la distanza di un metro tra detenuti prescritta dalla legge), la magistratura continua a rigettare tutte le sue richieste di misure alternative alla detenzione, compresa l’esecuzione della pena presso il domicilio prevista dalla legge 199/2010 (cd. “svuota carceri”).
Preciso che mio figlio ha un domicilio idoneo ed una attività lavorativa dimostrata con documenti e che sono molto perplessa nel vedere scarcerati e trasferiti agli arresti domiciliari centinaia di boss mafiosi pluri/omicidi e responsabili di reati molto gravi ed alcuni condannati all’ergastolo ex art.41 bis, quando invece Carlo è stato condannato esclusivamente per reati di opinione e per una forma di stalking determinata da pochi incontri avvenuti tutti a Genova in zone di pubblico passaggio dove mio figlio si recava quotidianamente per motivi di lavoro ed uno avvenuto in un centro sportivo che lui solitamente frequentava nei pressi dell’allora sua abitazione (la pena per lo stalking è di soli due mesi con riferimento alla sanzione complessiva).
Davanti all’obiezione dei magistrati che Carlo, una volta scarcerato, possa reiterare il reato di diffamazione, i suoi legali hanno suggerito al Tribunale di Sorveglianza di Genova di accompagnare la detenzione domiciliare con il divieto di comunicare con terze persone, in modo tale che ogni pericolo in tale senso venga meno. Purtroppo neppure in questo modo Carlo è stato scarcerato, avendo il Tribunale avanzato l’ipotesi che anche tale divieto potrebbe essere eluso. Tale motivazione pare alla scrivente meramente pretestuosa poiché Carlo si è personalmente costituito dopo la condanna e, pur non condividendo la decisione dell’ Autorità Giudiziaria, ha sempre rispettato la sentenza della Corte di Appello di Torino (sebbene frutto di un iter davanti alla Corte Cassazione caratterizzato da irritualità come dichiarato nei loro ricorsi dai maggiori professori universitari di procedura penale), circostanza che è stata appurata anche dallo stesso Ufficio Esecuzione Pene Esterne di Genova. Inoltre mi preme sottolineare che il Tribunale di Sorveglianza continua ad attribuire rilevanza alle valutazioni dello psicologo dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia che addirittura ha diagnosticato a mio figlio un disturbo bipolare della personalità, quando invece l’equipe psichiatrica che presta servizio nel penitenziario medesimo ha in seguito escluso ogni disturbo di natura psichiatrica ritenendo che Carlo sia completamente sano e rifiutando la sua presa in carico da parte del Centro di Salute Mentale proposta dalla Direzione del Carcere. Sono veramente molto preoccupata per la salute di mio figlio anche perché il Procuratore Generale della Corte di Cassazione ha invitato i colleghi della Corte di Appello a chiedere la scarcerazione per tutti i detenuti che devono scontare meno di tre anni di reclusione e quindi non mi spiego perchè Carlo che dovrebbe scontare ancora meno di un anno sia ancora in carcere”.