La Fisac Cgil interviene con una nota stampa sull’attuale situazione di lavoro all’interno delle banche:
“Nei giorni scorsi una delle più grandi banche italiane ha inviato ai propri dipendenti un agile manualetto contenente alcuni suggerimenti sui comportamenti da adottare in caso di aggressione fisica da parte di clienti infuriati.
Se non si tratta di una ammissione dell’incapacità della Banca (delle banche anzi, perchè il panorama negli altri istituti è lo stesso se non peggiore) a far fronte in modo tempestivo alla crescente richiesta di accesso ai finanziamenti garantiti dallo Stato, ci assomiglia molto.
In buona sostanza la Banca dice ai suoi dipendenti: poiché non sono in grado di soddisfare il numero di richieste che mi stanno piovendo addosso, prevedo che alcuni di voi saranno aggrediti da clienti imbufaliti per il degrado della loro posizione economica, che si arrabbieranno ulteriormente a fronte del ritardo o del rifiuto con il quale risponderete alla loro richiesta. E poichè mi costa troppo prevedere un servizio di vigilanza in funzione dissuasiva, vi faccio presente che se a fronte degli insulti che riceverete non vi mostrerete umili e comprensivi ma farete lo sbaglio di alzare la voce, rischiate di prendere anche qualche ceffone (e tutto sommato sarà colpa vostra per non aver seguito le nostre linee guida di DE-ESCALATION delle situazioni tese).
Ma a questo punto riteniamo utile porci almeno una domanda sul perché le Banche italiane, che da anni stanno perseguendo politiche di riduzione del personale nascondendosi dietro alla foglia di fico della digitalizzazione, si sono trovate clamorosamente impreparate a gestire questa situazione, dimostrandosi incapaci di attivare efficacemente il tanto mitizzato “smart working”. E quando si è trattato di garantire quei servizi essenziali, che hanno obbligato le banche a restare aperte anche durante la Fase 1, ci si è accorti che esistono ancora un sacco di attività “non dematerializzabili” che nella volontà delle banche andrebbero smantellate, in quanto poco redditizie, ma che richiedono ancora la presenza fisica dei colleghi
Mancanza ancor più grave, in quanto avviene in un momento cruciale e delicatissimo, di estremo bisogno per la collettività, nel quale lo Stato richiede alle Banche di “spendersi” al 100% nella erogazione di servizi pubblici essenziali, necessari alla tenuta sociale ed economica dei cittadini edel Paese, e nel quale le Aziende di Credito sono sotto la lente d’ingrandimento di tutti gli osservatori.
La risposta che noi diamo è che le Banche stanno sistematicamente e irresponsabilmente smantellando le professionalità che ancora sono presenti al loro interno, per sostituirle con attività più redditizie, trasformando massivamente i colleghi da consulenti a venditori.
Attività che richiedono maggiori abilità tecniche e dialogiche (la maggior parte della formazione ruota sull’efficacia del colloquio con il cliente e sulla sua finalizzazione) e meno competenze. Questo comunicato ha lo scopo di spiegare queste dinamiche ai media ed ai potenziali clienti per non incorrere nell’errore di riconoscere i responsabili dei disagi attuali nei bancari, che in questo periodo difficile, bene o male, hanno cercato di essere quanto più vicini possibili ai clienti nel rispetto delle regole imposte dalle leggi, dai regolatori e dalla Banca stessa.
Vogliamo ricordare che un dipendente può essere licenziato se nell’esecuzione della sua mansione commette degli errori gravi imputabili al mancato rispetto non solo alle regole imposte dalla legge ma anche a quelle richieste dalle Banche. Le procedure di erogazione dei prestiti, di anticipo degli ammortizzatori sociali, di sospensione delle rate sono state cambiate in corsa più volte ed ancora adesso subiscono modifiche, implementazioni e/o semplificazioni.
La scelta di allocazione delle persone nelle varie mansioni, la procedura utilizzata per completare le richieste e le modalità di erogazione sono tutte scelte dell’azienda che non dipendono dai lavoratori.
Da anni, come organizzazione sindacale contestiamo sia gli esuberi dichiarati dalle Banche, sia l’organizzazione del lavoro. Riteniamo sia necessario il rafforzamento del servizio di pubblica utilità attraverso l’assunzione di giovani, per consentire un processo di digitalizzazione dei servizi finanziari senza traumi per buona parte della popolazione italiana.
I risultati di oggi sono la conseguenza di queste politiche miopi e legate agli utili di breve periodo.“