Sinistra in Comune è intervenuta con una nota stampa sul video messo online dalla “maggioranza silenziosa” dei dipendenti dell’Isah di Imperia:
“L’ascolto della videolettera dei dipendenti anonimi dell’Isah autodefinitisi la “maggioranza silenziosa” diffusa dai media locali fa autenticamente rabbrividire. Pochi giorni fa la giunta regionale ligure ha dato il via libera alla trasformazione in fondazione dell’ente esaudendo il desiderio impellente del presidente Pugi di vedersi a capo di un ricco gioiellino liberato dai fastidiosi vincoli che la natura pubblica prevedeva.
Il via libera è arrivato nonostante ancora una volta i vertici dell’Isah non abbiano rispettato gli impegni presi davanti alla commissione sanità della Regione che, dopo il voto unanime della mozione di consiglio regionale che chiedeva il rinvio della privatizzazione, l’aveva convocato. In quell’audizione dopo che era chiaramente emersa la sconcertante gestione del processo di trasformazione e l’irrisolta situazione dei dipendenti richiedenti la ricollocazione presso altri enti pubblici, il presidente dell’Isah, temendo che la Regione potesse bloccare la privatizzazione si era impegnato a fornire collaborazione per addivenire almeno alla soluzione di questa problematica.
L’accordo raggiunto in quella sede per congelare la procedura di trasformazione per 15 giorni era evidentemente legato a questo obiettivo e non poteva certo ritenersi conseguentemente che il via libera della Regione potesse avvenire dopo tale data senza una verifica sugli impegni e risultati raggiunti. Dato che al momento della trasformazione risultano ancora non ricollocati quattro dipendenti (su quindici totali, mica centocinquanta) e che uno di questi si è addirittura visto negare da Isah il nulla osta per la mobilità (alla faccia degli impegni presi in regione da Pugi) per rispettare l’indicazione unanime del consiglio regionale e evitare di essere presi in giro dall’ennesima falsa apertura del presidente l’assessore Viale e la giunta Toti avrebbero dovuto imporre uno stop alla trasformazione.
Evidentemente la giunta regionale a trazione leghista quando deve fare propaganda è pronta a sfidare le regole costituzionali (detiene non a caso il record di bocciature per incostituzionalità di leggi regionali) ma ha invece pavidamente alzato le mani sulla vicenda Isah nascondendosi dietro tecnicismi procedurali. Per l’assessore Viale evidentemente questa vicenda poteva venire bene per fare un po’ di facile polemica sulle scelte della Cgil e per un po’ di propaganda per il merito di aver ricollocato “addirittura” sette dei quindici dipendenti Isah richiedenti la mobilità distribuiti tra Asl e centri per l’impiego. Neanche le motivazioni con cui sono state spiegate le dimissioni del componente del cda dell’ente nominato dalla Regione hanno dato analogo coraggio e senso di responsabilità all’assessore.
Degli altri “temerari” dipendenti che avevano richiesto la mobilità, una parte, dovendosi muovere in proprio e vincendo molte resistenze da parte di Isah per il necessario nulla osta al trasferimento, ha trovato soluzioni in qualche Comune (ovviamente non in quello di Imperia che non ha avuto neanche la decenza di dare risposta alle richieste inoltrate dai sindacati) ed in parte hanno scelto di licenziarsi.
L’atteggiamento omertoso del comune di Imperia e del sindaco Scajola sulle richieste dei lavoratori fa il paio con il tentativo di oscurare questa vicenda che ha portato a negare la discussione in consiglio comunale ed alla provvidenziale “dimenticanza” della convocazione dei sindacati all’audizione della commissione consiliare.
Per gli ultimi quattro lavoratori “ostaggi” della brillante operazione orchestrata dal presidente dell’Isah rimane l’amarezza per l’indifferenza delle istituzioni e, visto il clima ostile che la videolettera dei “colleghi” della “maggioranza silenziosa” illustra efficacemente, un futuro in quella azienda alquanto complesso.
Tornando ad analizzare il contenuto della videolettera della “maggioranza silenziosa mascherata”, non a caso fatta su carta intestata dell’ente ed in condivisione del CdA, si può partire dalla prima bugia, ovvero che l’Isah abbia 130 dipendenti e che pertanto solo 15 “poco affezionati al progetto” avrebbero deciso di abbandonarlo facendo una polemica forzata.
La verità è che Isah ha, o meglio aveva, solo 30 dipendenti e che pertanto ben la metà, per ragioni serissime, concrete e con un percorso sofferto, ha chiesto la mobilità. Utilizzare i 100 dipendenti della cooperativa che ha servizi in appalto con Isah, dipendenti che non sono in alcun modo (lavorativo o contrattuale) stati toccati e quindi coinvolti nel processo di privatizzazione, per intestarsi falsamente il titolo di “maggioranza” è solo la prima di una serie di falsi che segnano la vera natura di quel comunicato. Il secondo falso contenuto nel comunicato è l’accusa di scarso attaccamento al progetto dell’Isah mossa ai colleghi che hanno chiesto la mobilità.
Solo ignorando completamente le critiche mosse alla trasformazione di Isah si può arrivare a definirle strumentali e solo cancellando il calvario e la sofferenza vissuta di chi ha chiesto di lasciare l’ente si può arrivare a giudicarlo come nel comunicato. L’ultima e più rivelatrice bugia del comunicato è l’accusa di aver attaccato i dipendenti non richiedenti la mobilità mossa a chi (dipendente o meno dell’ente) ha criticato la privatizzazione. Questa evidente distorsione della realtà è rivelatrice del fatto che dietro la “maggioranza silenziosa”, non a caso raffigurata in video dalla carta intestata dell’ente, più che quello dei dipendenti si celi invece il punto di vista e le motivazioni della dirigenza di Isah, questa sì oggetto di meritatissime critiche.
Ora, che dietro alla “maggioranza silenziosa” o meglio ossequiosa ci sia un malinteso senso aziendalista, il frutto avvelenato del clima pesante alimentato dalla direzione dell’ente, oppure l’ultima e sinceramente gratuita, perché fatta dopo la trasformazione dell’ente, strumentalizzazione operata dalla dirigenza di Isah poco importa.
Quel comunicato, in cui si dividono i dipendenti contrapponendoli gli uni agli altri, tra fedeli e sabotatori, tra meritori della crescita dell’ente ed egoisti, tra maggioranze e minoranze, è un condensato del peggio dell’incultura dell’etica del lavoro. Un comunicato che va oltre al concetto del sindacalismo giallo (il sindacato pro azienda) e che potremmo definire da sindacato nero a rappresentazione della tonalità inquietante assunta dalla vicenda.”