Avete presente quando viaggiando in un’altra regione il vostro accento rivela dove vivete? La stessa cosa succede alle megattere, i maestosi cetacei dalle dimensioni tra i 12 e 16 metri di lunghezza e di pesi che raggiungono le 30 tonnellate a cui spesso piace fare salti ed acrobazie acquatiche.
Le megattere sono particolarmente famose per i canti degli esemplari maschili che possono durare dai 10 ai 20 minuti con complesse variazioni in frequenza ed ampiezza. Un gruppo di ricercatori inglesi della University of St Andrews ha analizzato canti di megattere in diversi punti di sosta nelle vie migratorie. “Possiamo risalire da dove una popolazione di megattere proviene ascoltando il loro canto” ha spiegato Ellen Garland, supervisore di questo studio, in un comunicato stampa.
Garland ed il suo team hanno registrato canti delle megattere vicino alle isole Kermadec (Nuova Zelanda), un nuovo punto di sosta per diverse balene recentemente scoperto, ed in diverse zone dell’oceano Pacifico e dell’Australia.
I canti sono stati analizzati come fossero vere e proprie canzoni: sono state suddivise nelle più piccole unità, come le note di una canzone, che messe insieme compongono versi, e diversi versi messi insieme formano una strofa. Le megattere compongono le loro canzoni prendendo un certo numero di strofe diverse e cantandole in un particolare ordine.
Dall’analisi di canti di 52 balene sono emerse tre tipologie di canti che si distinguono in base alla regione di provenienza delle balene stesse. Il canto di tipo 1 è predominante nel Pacifico centrale, isole di Cook e Polinesia Francese. Il canto di tipo 2 è invece comune in regioni più occidentali come la Nuova Caledonia, Tonga e Niue. Il canto di tipo 3 invece sembra essere caratteristico dei mammiferi che abitano le coste dell’Australia orientale. Quando i ricercatori hanno paragonato queste tipologie di canto con quelle delle balene vicino alle isole Kermadec hanno trovato due distinte versioni del canto di tipo 1, denominate 1a ed 1b.
Incredibilmente, hanno notato che quando le megattere sono esposte a canti di gruppi di diversa provenienza, trasformano le loro “tradizionali canzoni” incorporando alcune note o strofe dei nuovi canti sentiti, creando così una sorta di poema che documenta i vari incontri avvenuti durante la migrazione. Calcolando le similarità tra le registrazioni è quindi stato possibile risalire alla regione di origine delle megattere trovate alle isole Kermadec, dati confermati sia da analisi fotografiche che genetiche. Questa scoperta ha confermato per le megattere un fenomeno visto in altri animali ed altri cetacei che è quello della trasmissione culturale. Ovvero quella capacità di scambiarsi informazioni (come ad esempio le rotte migratorie da seguite), di condividere conoscenza ed imparare in contesti sociali come quella dimostrata recentemente in una particolare specie di delfini, i tursiopi, che usano spugne marine come esche.
Anche se le megattere sono di rarissima apparizione nel mediterraneo, come spiega Sabina Airoldi dell’istituto di ricerca Tethys, il triangolo di mare delimitato tra Liguria, Costa Azzurra, Sardegna e Toscana è ricco di incredibile biodiversità marina. La zona, nota infatti come Santuario dei Cetacei o Santuario Pelagos, è attivamente preservata dal 2001 e rinomata per la numerosa presenza di delfini, balene, capodogli, zifii, grampi, tursiopi, tartarughe e diavoli di mare. I cetacei presenti nel santuario non hanno però caratteristiche migratorie, ma vivono prevalentemente nel bacino mediterraneo in cui si spostano liberamente. Nel caso delle balenottere comuni, spiega Sabina Airoldi, c’è un ritrovo noto tra febbraio ed aprile a Lampedusa. In quel periodo, nelle zone intorno all’isola, c’è un’abbondanza di un piccolo gamberetto eufasiaceo di cui le balenottere si cibano. Quando poi la popolazione di questi gamberetti cala, le balenottere si spostano per cercare altri tipi di gamberetti eufasiacei come quelli presenti nel Santuario Pelagos. Nel 2013 grazie ai tracciati GPS, sono state monitorate balenottere che in meno di 5 giorni da Lampedusa sono arrivate nelle acque antistanti il ponente ligure. Queste zone di caccia si differenziano da vere e proprie tappe migratorie in quanto la frequenza di avvistamenti non è costante o certa.
Diverse escursioni sono organizzate tra i mesi di maggio ed ottobre con partenze tra le aeree di Genova ed Imperia, con le quali andare a scoprire i “canti” di altri cetacei presenti nel Santuario Pelagos, come quelli dei capodogli chiamati codas. Sono 162 gli esemplari di capodoglio attualmente monitorati nel Mediterraneo ed anche loro, come le megattere, emettono suoni legati alla loro socialità. I capodogli vivono in gruppi di diverse dimensioni a seconda della loro età e sesso, di cui i più numerosi sono composti da femmine e la loro prole. Al contrario dei canti delle megattere, i suoni che emettono i capodogli sono formati da impulsi che vengono denominati click. Gruppi diversi emettono questi click a ritmi diversi, simbolizzando quindi un’appartenenza ad un gruppo sociale specifico. Che siano megattere, balenottere, o anche solo i più comuni delfini, avere il piacere di incontrare e magari ascoltare questi cetacei nel loro habitat naturale è certamente uno spettacolo da godersi almeno una volta nella vita.
Benedetta Frida Baldi dopo aver conseguito la laurea in Biotecnologie Farmaceutiche all’università di Modena e Reggio Emilia ha ottenuto un PhD in Neuroscienze Computazionali dall’università di Cambridge (UK) e successivamente si è specializzata in Visualizzazione Dati all’istituto Garvan di Sydney (Australia) per la ricerca medica. Motivata dal desiderio di condividere la sua passione per la ricerca scientifica, ora tornata in Italia, ha iniziato una collaborazione con la nostra redazione.
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